Rapporto Legambiente-Il Sole 24 Ore-Ambiente Italia

Ecosistema urbano 2020: un’Italia a due velocità

Ecosistema urbano 2020: un’Italia a due velocità

Pubblicato in queste ore Ecosistema Urbano 2020 il report annuale sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani stilato da Legambiente,  dal  quotidiano  economico “Il Sole 24 Ore” e da Ambiente Italia

Un’Italia a due velocità: la prima più dinamica e attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alle fonti rinnovabili, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini, alla crescita degli spazi naturali. La seconda, più statica con un andamento troppo “lento” nelle performance ambientali delle metropoli soprattutto sul fronte smog, trasporti, raccolta differenziata e gestione idrica.    È questa la fotografia scattata da Ecosistema Urbano 2020, il report annuale sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani stilato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ore, che racconta quel lento cambiamento green in atto nella Penisola.   A testimoniarlo in primis le città di Trento, Mantova, Pordenone, Bolzano e Reggio Emilia in vetta alla classifica generale di Ecosistema Urbano 2020 che si basa sui dati comunali relativi al 2019, quindi ad un contesto pre-pandemia. Trento e Mantova mantengono come lo scorso anno il primo e il secondo posto in graduatoria con buone performance complessive, seguite da Pordenone che, dopo una lenta scalata, conquista il terzo posto superando così Bolzano che scende al quarto posto. Quinta la città di Reggio Emilia protagonista di una rincorsa alla top ten costante negli ultimi anni. In fondo alla graduatoria troviamo invece: Pescara (102esima), Palermo (103esima) e Vibo Valentia (104esima). Tra le grandi città, dove nel complesso si registra un andamento lento nelle performance ambientali legate soprattutto a smog, trasporti e gestione idrica, si conferma la crescita di Milano (29esima) sempre più attenta alla vivibilità urbana.   A completare il quadro di Ecosistema Urbano, le 17 Best Practices premiate oggi per raccontare anche quelle esperienze virtuose in campo e che meritano di essere replicate sul territorio nazionale. Tra queste c’è Cosenza che sull’esempio di Pesaro ha realizzato la Ciclopolitana, una rete ciclabile lunga più di 30 Km che sarà ultimata entro fine 2020. Prato che vanta un complesso residenziale (il NzeB di San Giusto), un mix di alta efficienza energetica con bassi costi di costruzione, pensato per il fabbisogno di famiglie in difficoltà economiche. Benevento che punta a realizzare una rete di quasi 25 chilometri di piste ciclabili integrate con i mezzi del trasporto pubblico e ferroviario per migliorare la mobilità urbana e sviluppare il turismo.

Il Trasporto Pubblico
Nel capitolo dedicato alle Imprese, alle innovazioni e alle infrastrutture, lo studio accende il faro sulla qualità del tpl e stila la classifica con le città che hanno più trasporto pubblico.
Venezia e Milano tra le città con più di 200mila abitanti, Brescia, Cagliari e Trento tra quelle con una popolazione compresa tra 80 e 200mila abitanti, Pavia che sorpassa Siena tra le piccole (meno di 80mila residenti) sono le città dove il trasporto pubblico è maggiormente attrattivo. Venezia, ovviamente, è un caso a parte, per l’unicità del centro storico e per l’alto afflusso turistico. Milano conferma standard europei (468 viaggi/abitante/anno sui mezzi pubblici). Positive e in crescita ormai costante le performance di Brescia (221 viaggi/abitante/ anno), della sorprendente Cagliari (199), di Trento (190), Pavia (192) e Siena (154). Nei capoluoghi più piccoli si conferma la crescita dello scorso anno, con un valore medio di 37 viaggi l’anno per ogni cittadino residente (erano 33 nel 2017 e 34 nel 2016). In leggera crescita le città di media dimensione, con 74 passeggeri (erano 72 nel 2018 e 70 nel 2017), mentre le grandi aree urbane, dopo la crescita del 2018, rimangono sostanzialmente stabili (240 passeggeri nel 2018 e 241 nel 2019).
  Le reti metropolitane
Per quanto riguarda il trasporto in metropolitana il rapporto 2020 conferma il ritardo del paese nei confronti delle grandi metropoli europee:
Nelle principali aree metropolitane e conurbazioni in Italia vivono ben 25 milioni di persone, il 42% della popolazione nazionale, ed è nelle città che ancora nei prossimi anni si concentrerà la crescita del numero di residenti. Eppure proprio qui è più rilevante il ritardo infrastrutturale rispetto agli altri grandi Paesi europei e risulta lacunosa e inadeguata l’offerta di servizio. Le linee metropolitane di Regno Unito (672 km), Germania (648) e Spagna (610) sono di gran lunga più estese e capillari delle nostre, che si sviluppano per meno di 250 km totali.
  Un valore addirittura inferiore o paragonabile alla dotazione di singole città UE come Madrid (291), Londra (464), Parigi (215 km) o Berlino (153 km), che peraltro sono protagoniste di progetti di sviluppo per ampliare la rete e accogliere più passeggeri. Per le linee tramviarie il nostro Paese con 341,8 km totali rimane distanziato dai 755,1 km della Francia e soprattutto dai 2.012,8 km della Germania. Analoga situazione per le ferrovie suburbane, dove l’Italia è dotata di una rete totale di 672,2 km, mentre sono 2.038,2 quelli della Germania, 1.694,8 nel Regno Unito e 1.432,2 in Spagna.
 In questo ambito ci avviciniamo solo alla Francia (698,4) che però vanta ben 587 km di linee suburbane (RER) nella sola area parigina, munita di un servizio capillare ed efficiente, e che ha visto la nascita di una rete importante di 61,4 km di ferrovie suburbane a Tolosa. Tra le note positive nelle città italiane, la metropolitana di Catania: investimenti e progetti negli ultimi anni hanno trasformato la vecchia linea di superficie a scartamento ridotto in quella che oggi è una linea metropolitana ad alta capacità ed elevata frequenza. Da 600mila viaggiatori annui a più di 5,7 milioni di viaggiatori: un risultato ottenuto soprattutto grazie alla realizzazione delle tratte da Stesicoro a Nesima.

L’età media del materiale rotabile
A Milano la media di età dei treni metropolitani è di 13,8 anni, inclusi i revamping di quelli storici. Il piano di ammodernamento dei convogli ha portato nuovi mezzi con sei carrozze, comunicanti fra loro, con impianto di climatizzazione integrale estate/inverno, illuminazione a led, predisposizione a connettività wi-fi e pareti resistenti agli atti vandalici; i nuovi treni, inoltre, sono dotati di azionamenti a inverter che garantiscono, rispetto a quelli di vecchia generazione, fino al 25% di risparmio energetico. A Genova i treni hanno un’età media che ha superato i 21 anni e si aspettano ancora gli 11 nuovi treni in produzione e garantiti da un investimento pari a 137 milioni di euro.
  Per la linea 2 di Napoli (la linea storica che utilizza treni suburbani) sono stati immessi nel 2016 12 nuovi treni Jazz che hanno sostituito i vecchi convogli del 1983, mentre 19 nuovi treni per la linea 1 verranno messi in servizio tra 2020 e 2021. Ritardi nella messa in circolazione dei treni per questa linea sono da imputare al recente incidente del 14 gennaio 2020 in cui 3 convogli si sono scontrati nei pressi di Piscinola. Nel caso delle città con linee di metropolitana aperte solo negli ultimi anni ovviamente i dati vedono età medie basse, come nel caso di Torino, Brescia e Catania, ed in parte Roma in special modo per la Linea C. Nella Capitale è chiara la necessità di un rinnovo del parco rotabile, in particolare per i 45 treni della linea B con un’ età media di 16,4 anni.

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