Prolungamento metro

Lombardia: tutti uniti per il prolungamento della Linea 5

Lombardia: tutti uniti per il prolungamento della Linea 5

Quattro amministrazioni di diverse appartenenze politiche unite per ottenere i fondi da Roma

Quando l'interesse generale è davvero sentito le divuisioni politiche cedono il passo. Questa sembra essere, al momento, la strada intrapresa dagli amministratori dei comuni interessati al progetto per il prolungamento della linea 5 della metropolitana milanese.   In queste ore, infatti, i sindaci di Milano, (con il seguito di 48 consiglieri), Monza, Sesto San Govanni, Cinisello, si sono dati appuntamento presso la Villa Reale di Monza per discutere del progetto che può imprimere una svolta decisiva per il trasporto pubblico dell'intero bacino nord di Milano. Un "summit" che vede amministrazioni comunali di diverso colore unite per ribadire che la "Lilla" deve arrivare fino a Monza.   Sul tavolo i tredici chilometri di tracciato e dodici nuove stazioni, per una linea che sarà completamente interrata e che dai confini di Milano toccherà Sesto e Cinisello per poi entrare a Monza, passando per i quartieri meridionali della città, poi per la stazione Fs e per il centro storico, per proseguire in direzione della Villa Reale e dell'ospedale San Gerardo, terminando la corsa al polo istituzionale del capoluogo brianzolo, dove hanno sede la provincia e diversi uffici territoriali.   Dunque, la volonta "generale" è presente e si manifesta. Quelli che mancano, per ora, sono i soldi (tanti) necessari per realizzare il prolungamento: l'opera costa 1.250 milioni di euro e secondo gli accordi di massima 900 di questi dovrebbero arrivare da Roma, mentre i restanti 350 sarebbero da suddividere tra gli enti locali interessati (i quattro municipi, la Provincia di Monza, la Città metropolitana di Milano e ovviamente Regione Lombardia).   Per ora spicca l'assenza del governo. Al di là delle dichiarazioni di circostanza lo stanziamento di quasi un miliardo rischia di compromettere i traballanti conti dello Stato alle prese, fra l'altro, con il braccio di ferro ingaggiato con la UE.   Il rischio del teatrale e famoso "bambole non c'è una lira", che potrebbe partire da Roma, è nell'aria. Il destino dei cantieri da aprire subito è al momento nelle mani (e nelle tasche) dei ministri Toninelli e Tria.

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