I bus low cost verdi arancio di Flixibus rischiano di trovare le strade in salita grazie a un emendamento presentato da tre senatori appartenenti al gruppo Conservatori e riformisti che rinvia a fine 2018 l'attuazione del Piano strategico nazionale della mobilità sostenibile e stabilisce, pena la decadenza delle autorizzazioni, che a guidare un raggruppamento di imprese che svolgono i servizi bus su scala interregionale debbano essere "operatori economici la cui attività principale è il trasporto di passeggeri su strada".   Il testo approvato al Senato raccoglie, dunque, le preoccupazioni dell'Anav, l'associazione nazionale delle imprese di autotrasporto viaggiatori associata a Confindustria, che da tempo accusa il gruppo italo-tedesco Flixbus di concorrenza sleale.   Nelle dichiarazioni stampa l'associazione che riunisce gli operatori del settore dell'autotrasporto parla di norma rilevante che «definisce i criteri necessari per svolgere questi servizi e individua "mandatari" certi e visibili a garanzia di qualità, efficacia e sicurezza del trasporto».   Di tutt'altro avviso Flixbus che nel rivendicare di avere operato «da sempre nel pieno rispetto delle norme»  definisce «gravissimo che si cerchi di cambiare tali regole retroattivamente forzando ai limiti della legittimità la natura del Milleproroghe. Così si ledono i principi cardine del nostro ordinamento, posti a presidio dell'attività di impresa e della libera concorrenza per difendere microinteressi particolari, in aperta contraddizione con le norme Ue».    In vista dell'approvazione definitiva del decreto, Flixbus si appella al Parlamento: «Siamo fiduciosi che l'istanza, che riguarda 3 milioni di passeggeri e una buona parte delle aziende che lo stesso Vinella dice di rappresentare, non resterà inascoltata e che il governo si farà garante della certezza del diritto».