Il punto sulla qualita´ dell´aria a Firenze. intervista con daniele grechi (ARPAT)

Il punto sulla qualita´ dell´aria a Firenze. intervista con daniele grechi (ARPAT)

Si parla spesso di vivibilità delle nostre città e la qualità dell´aria è senz´altro uno degli elementi fondamentali per determinare il vivere più o meno bene. Inoltre, in molti casi

Si parla spesso di vivibilità delle nostre città e la qualità dell´aria è senz´altro uno degli elementi fondamentali per determinare il vivere più o meno bene. Inoltre, in molti casi la cattiva qualità dell´aria ha importanti implicazioni per la salute. Negli ultimi anni, in diverse città, si sono realizzate vere e proprie reti di rilevazioni degli inquinanti, che sempre di più vengono pefezionate e sono in grado di fornire ai decisori informazioni approfondite sulle condizioni esistenti e sulle loro trasformazioni nel tempo. Senza dubbio conoscere in dettaglio i livelli di inquinanti presenti nell´aria costituisce un supporto indispensabile anche per assumere decisioni in merito al governo della mobilità delle città. A Firenze da tempo l´ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) cura una rete di monitoraggio della qualità dell´aria. Recentemente è stato preesntato il rapporto sulla situazione verificata per il 2002, ne parliamo con Daniele Grechi, che è il dirigente che si occupa direttamente di questo monitoraggio.

Come è composta la vostra rete di monitoraggio?
Nel territorio dei Comuni che fanno parte dell´area omogenea ´metropolitana fiorentina´ definita ai fini del monitoraggio e degli interventi sulla mobilità in caso di superamento dei livelli di attenzione ed allarme degli inquinanti dalla Regione Toscana, è presente una rete pubblica di monitoraggio della qualità dell´aria, di proprietà della Amministrazione Provinciale di Firenze e gestita dal Dipartimento Provinciale ARPAT, costituita da n° 11 stazioni fisse per il rilevamento degli inquinanti e da n° 2 stazioni meteorologiche. Con queste stazioni monitoriamo i principali inquinanti: il monossido di carbonio (CO), gli ossidi di azoto (NOx), l´Ozono (O3), l´Anidride solforosa (SO2),  le polveri fini, cioè con un diametro inferiore a 10 micron (PM10) o a 2,5 micron (PM2.5), il Benzene e gli idrocarburi non metanici (NMHC ). Non tutte le stazioni rilevano tutti questi inquinanti, ma nel complesso abbiamo un quadro piuttosto completo della situazione. Inoltre nel corso del 2002 sono state fatte delle apposite campagne per la rilevazione del Benzene in siti diversi da quelli controllati tramite le stazioni della rete e degli Idrocarburi Policiclici Aromatici.

A quali livelli di inquinanti fate riferimento in relazione alla salvaguardia della salute umana?
Facciamo riferimento alla recente normativa europea, recepita dal nostro Ministero dell´Ambiente nel 2002, anche se il rispetto dei limiti previsti è dilazionato in un arco temporale che va in generale dal 2005 al 2010. In realtà la normativa europea definisce per ciascun inquinante (salvo l´ozono) specifici margini di tolleranza che si riducono progressivamente entro tali date, fino al conseguimento del pieno rispetto della norma. Tali margini di tolleranza hanno un significato meramente operativo mentre quello di tutela sanitaria/ambientale è associato unicamente ai valori fissati per le scadenze finali. Peraltro, la progressiva riduzione dei margini di tolleranza riflette la riduzione attesa e generalizzata dei livelli di inquinamento, conseguente ai provvedimenti di vasta scala già in corso riguardanti, ad esempio, il miglioramento della qualità dei combustibili e dei carburanti, la riduzione dei limiti di omologazione per veicoli a motore e il contenimento delle emissioni industriali

Da qualche tempo si parla spesso di ´polveri fini´, vuole spiegarci di cosa si tratta e qual è la situazione per questo inquinante nell´area fiorentina?
Il materiale particolato presente nell´aria è costituito da una miscela di particelle solide e liquide, che possono rimanere sospese in aria anche per lunghi periodi. Hanno dimensioni comprese tra 0,005 µm e 50-150µm (lo spessore di un capello umano è circa 100 µm), e una composizione costituita da una miscela di elementi e di composti quali: carbonio, piombo, nichel, nitrati, solfati, composti organici, frammenti di suolo, ecc. L´insieme delle particelle sospese in atmosfera è definito come PM (materiale particolato). Le polveri totali vengono generalmente distinte in due classi dimensionali corrispondenti alla capacità di penetrazione nelle vie respiratorie da cui dipende l´intensità degli effetti nocivi. Le polveri che penetrano nel tratto superiore delle vie aeree o tratto extratoracico (cavità nasali, faringe e laringe), polveri dette inalabili o toraciche, hanno un diametro inferiore a 10µm (PM10). Quelle invece che possono giungere fino alle parti inferiori dell´apparato respiratorio o tratto tracheobronchiale (trachea, bronchi, bronchioli e alveoli polmonari), le cosiddette polveri respirabili, hanno un diametro inferiore a 2,5µm (PM2,5).

Le cause principali delle alte concentrazioni di polveri in ambito cittadino sono dovute in gran parte alla crescente intensità di traffico veicolare, e in particolare alle emissioni dei motori diesel e dei ciclomotori (insomma il classico fumo nero che talvolta si vede uscire dai tubi di scappamento è un concentrato di queste polveri fini). Una percentuale minore è legata all´usura degli pneumatici e dei corpi frenanti delle auto. Un ulteriore elemento che contribuisce alle alte concentrazioni di polveri è connesso anche al risollevamento delle frazioni depositate, per cause naturali o legate allo stesso traffico.

 Per le polveri fini il valore di riferimento per la ´protezione della salute umana´ relativo alla media annuale (40 mg/m3 per il PM10  e 15 mg/m3 PM2.5) viene sostanzialmente superato in quasi tutte le stazioni di rilevamento ed in alcuni casi si ha una situazione eclatante, come nel caso del Viale Gramsci (dove la media annuale del PM10 è di 52 mg/m3  e si registrano ben 130 superamenti giornalieri dei 50 mg/m3, mentre il limite di riferimento per questao indicatore è 35 volte all´anno.

E nel tempo come è cambiata la situazione sempre per le polveri fini?
Si è rilevata una progressiva diminuzione fra il 1993 e il 1996 a cui ha fatto seguito un incremento che, nell´anno 2000, ha riportato i livelli medi di PM10 ai valori degli anni 1993-1994 anche se con sostanziale riduzione delle differenze fra i diversi punti di rilevazione. Nel 2001 si è verificata una riduzione generalizzata dei livelli di PM10 in parte spiegabile con l´andamento meteorologico. Nel 2002, in presenza di un quadro meteorologico più vicino alle medie storiche, i valori di PM10 sono tornati mediamente oltre la soglia fissata dalla normativa.   .

La situazione è migliore per quanto riguarda il monossido di carbonio?
Il monossido di carbonio è un gas incolore ed inodore che si forma dalla combustione incompleta degli idrocarburi presenti in carburanti e combustibili. La principale sorgente di CO è rappresentate dai gas di scarico dei veicoli, soprattutto funzionanti a bassi regimi, come nelle situazioni di traffico intenso e rallentato. Altre sorgenti sono gli impianti di riscaldamento e alcuni processi industriali, come la produzione di acciaio, di ghisa e la raffinazione del petrolio. La sua tossicità è dovuta al fatto che, legandosi all´emoglobina al posto dell´ossigeno, impedisce una buona ossigenazione del sangue, con conseguenze dannose sul sistema nervoso e cardiovascolare. Effettivamente il limite di riferimento 8 ore (10 mg/m3 come media di 8 ore) è rispettato ampiamente, con un solo caso (9,5 mg/m3 in Viale Fratelli Rosselli) che si avvicina a questa soglia.  Probabilmente questi dati risentono del consistente rinnovamento del parco circolante effettuato passando a veicoli catalizzati..

E per il benzene?
Qui va un po´ peggio, nel senso che la media annuale supera il limite di riferimento attuale (pari a 10,0 µg/m3)) in diverse stazioni di rilevazione. A maggior ragione, risulta superato il limite previsto per l´anno 2010 (pari a 5 µg/m3 ) ed in alcuni casi (Via Martelli, Via Nazionale, Via Verdi, Viale Rosselli) si registrano valori più che doppi del limite stesso fissato ´per la protezione della salute umana´. Peraltro anche in questo caso si ha una tendenza di lungo periodo alla diminuzione, anche se permane superiore al limite di riferimento, come indica chiaramente il grafico che mostra l´andamento delle concentrazioni medie annuali di benzene rilevate dal 1995 nelle stazioni della rete ubicate in prossimità dei siti ad alto traffico.

In definitiva può farci un quadro riepilogativo della situazione?
Considerati i dati rilevati nell´anno 2002, il trend storico e l´origine degli inquinanti, si può dire che non desta preoccupazione il biossido di zolfo. L´ossido di carbonio appare rientrare nei limiti anche nella stazione a più elevata esposizione alle emissioni da veicoli a motore (Firenze-Rosselli).
Si segnalano situazioni di difformità per il benzene in siti particolarmente esposti ad intense e ravvicinate emissioni da veicoli a motore (entro alcuni metri dalle corsie di scorrimento) e in prossimità di strade di strade del centro storico (ZTL) in cui si ha maggior traffico di ciclomotori e in cui può innescarsi il cosiddetto ´effetto canyon´.
Relativamente ai siti di monitoraggio nella Zona a Traffico Limitato, il confronto fra gli anni 2001 e 2002 evidenzia un peggioramento, presumibilmente dovuto al non ripetersi di una situazione meteorologica favorevole come quella del 2001 e, contestualmente, all´inefficacia delle restrizioni adottate dall´Amministrazione Comunale per la circolazione dei ciclomotori. Un ulteriore fattore che può aver determinato l´incremento dei livelli di benzene potrebbe essere l´incremento del tenore di benzene nelle benzine. Alcuni dati preliminari sembrano indicare che, a seguito della eliminazione della benzina super (dal 1 gennaio 2002), nella benzina ´verde´ sia incrementato il contenuto di benzene da 0,6% a 0,7%. Si tratterebbe di un aumento di circa il 15%, nonostante rimanga rispettato il limite previsto dalla normativa sui carburanti (1% max).
Più critica appare la situazione per il PM10 che evidenzia superamenti dello standard sia su base annuale sia, soprattutto, come frequenza di eccedenze giornaliere, estesi a tutta l´area urbanizzata.
Anche il biossido di azoto (NO2) evidenzia una situazione critica estesa all´intero contesto urbano, soprattutto a livello di media annuale e soprattutto in siti di monitoraggio prossimi a flussi di traffico.

Quali potrebbero essere le iniziative da prendere per limitare questi inquinanti?
Dall´analisi dei dati rilevati nell´anno 2002 si riscontra un aumento generalizzato dei livelli medi di inquinamento rispetto all´anno precedente. Questa constatazione è spiegabile soprattutto considerando il fatto che il quadro meteorologico che ha caratterizzato l´anno 2001 è stato poco favorevole all´accumulo di inquinanti al suolo, mentre nell´anno 2002 si è ritornati ad una situazione di maggiore stabilità atmosferica.

Gli inquinanti che mostrano livelli critici rispetto alle indicazioni normative, pur nella proiezione temporale prevista per il rispetto dei limiti (2005 o 2010), sono soprattutto le polveri fini (PM10), il biossido di azoto (NO2), l´ozono (O3) e, in maniera residuale o limitata ai siti più prossimi a intensi flussi di traffico, gli inquinanti primari quali benzene e benzo(a)pirene (BaP).
Il traffico costituisce ancora la principale sorgente di inquinamento atmosferico nell´area urbana e il miglioramento della qualità dell´aria, necessario a conseguire il rispetto degli standard definiti dalle norme, passa attraverso l´adozione di misure strutturali, aggiuntive rispetto a quelle in essere su scala europea e nazionale. E´ ampiamente documentato che almeno il 40-50% del particolato PM10, il 70-80% di NO2 (mediamente nell´arco dell´anno) e oltre il 95% di benzene hanno origine diretta o indiretta dalle emissioni dovute alla circolazione dei veicoli a motore.
Di conseguenza, i principali obiettivi dei provvedimenti locali dovrebbero consistere in via prioritaria:
1. nel completamento del rinnovo del parco veicolare circolante mediante la definitiva eliminazione di auto a benzina (e a gas) non catalizzate, di veicoli diesel leggeri e pesanti non conformi alle rispettive Direttive EURO 1 e successive, di veicoli a 2 ruote equipaggiati con motore a 2 tempi tradizionale (anche se dotati di post combustore catalitico);
2. nel contenimento della diffusione dei veicoli diesel, soprattutto commerciali e pesanti, favorendo al massimo il passaggio a motorizzazioni caratterizzate da ridotte emissioni di ossidi di azoto e di particolato;
3. nella riduzione complessiva dei volumi di traffico.

Contributi positivi non trascurabili potrebbero essere ottenuti da misure, riguardanti altre importanti sorgenti di inquinamento, quali:
4. conversione a gas di centrali termiche alimentate a combustibili liquidi (gasolio e, soprattutto, olio combustibile);
5. incentivazione dell´uso di bruciatori di gas naturale a bassa emissione di ossidi di azoto;
6. contenimento delle emissioni di sostanze organiche volatili da attività produttive che fanno uso di solventi.
La riduzione complessiva su vasta area delle emissioni di ossidi di azoto e di sostanze organiche volatili (idrocarburi, solventi) potrebbe avere positive ricadute anche per quanto riguarda la riduzione dei livelli di Ozono (O3) che si confermano decisamente superiori agli standard di riferimento.
Una particolare attenzione andrebbe posta a non peggiorare la qualità dell´aria ove questa sia nei limiti. Si tratta di una precisa disposizione contenuta nella normativa che, a ben guardare, costituisce un obiettivo non meno rilevante e impegnativo per tutte quelle aree nelle quali si prevede il consistente sviluppo infrastrutturale, residenziale e di attività produttive.

M.T. (Clickmobility.it)

Left Menu Icon