Ed ancora…

Ed ancora… Si abbassa complessivamente la velocità media dei mezzi pubblici e la percentuale di rete protetta sulla rete totale di Trasporto pubblico urbano resta ancora troppo bassa. I due

Ed ancora…

Si abbassa complessivamente la velocità media dei mezzi pubblici e la percentuale di rete protetta sulla rete totale di Trasporto pubblico urbano resta ancora troppo bassa. I due fattori, strettamente collegati fra loro, sono fondamentali per un reale miglioramento del servizio.
A questo bisogna aggiungere che anche la programmazione di investimenti e progettualità nel Trasporto pubblico non gode di buona salute. A conferma di ciò non si può non notare come sia ancora alta la spesa complessiva, in centesimi di Euro a chilometro percorso, in carburanti a cui non corrisponde, come già detto, un aumento della velocità media dei mezzi e, per contro, come sia ancora complessivamente molto basso il numero dei mezzi cosiddetti ´verdi´, ossia alimentati con energie alternative (metano, elettrici, ibridi) a basso impatto inquinante. Solo alcune amministrazioni hanno scelto di cambiare tendenza raggiungendo risultati visibili nell´ultimo anno.

´Tutto questo – spiegano a Legambiente – sta a significare, provando a tirare un bilancio del servizio pubblico utilizzando questi dati, che, nel complesso della articolata realtà italiana, non esiste la volontà o la possibilità di migliorare e portare al passo con i tempi il servizio pubblico urbano, attraverso una seria pianificazione di interventi a breve, medio e lungo termine. Ciò è molto più di una impressione, basta osservare i non confortanti dati, relativi anch´essi alla programmazione di una buona vivibilità urbana, che si riferiscono alla superficie urbana interdetta al traffico privato, cioè qualificata come Zone a Traffico Limitato e isole pedonali: entrambe non mostrano affatto segni di crescita. Ciò naturalmente segna una silenziosa vittoria del traffico delle auto private nei centri urbani a scapito dei mezzi pubblici.

Esaminando nel dettaglio e mettendo a confronto i dati di quest´anno con quelli del 2001, notiamo che per quel che riguarda, ad esempio, le isole pedonali accanto a città come Arezzo, Benevento, Novara, Pescara e Trapani in cui la superficie pedonale è più che raddoppiata, ve ne sono altre – Perugia, Rimini, Teramo, Trieste e Vercelli – in cui si verificano diminuzioni superiori al 40% (dovute molto probabilmente ad una revisione della classificazione o della metodologia di calcolo utilizzata piuttosto che ad un vero e proprio smantellamento).
Nel complesso, nonostante i 3 nuovi comuni in cui sono state create isole pedonali (che si vanno ad aggiungere agli 80 dello scorso anno) il valore medio passa da 0,19 mq/ab a 0.18 mq/ab.
Solo tre città (Verbania, Lucca e Cremona) superano la soglia di 1 mq/ab, mentre Firenze, Torino Roma e Napoli rimangono le aree metropolitane con la più vasta superficie pedonalizzata, superiore a 250.000 mq in tutti e quattro i casi.
Anche per quel che concerne le ZTL, nonostante il dato medio complessivo di 2.54 mq/ab rimanga più o meno quello dello scorso anno, esso sottintende diminuzioni ed aumenti, talvolta piuttosto consistenti. Tra le grandi città, le più ampie zone a traffico limitato sono presenti a Roma (4.6 milioni di mq, dato nettamente inferiore a quanto dichiarato lo scorso anno) Firenze, Napoli e Bologna (tutte al di sopra dei 3 milioni di mq).

Programmazione vuol dire anche investire per rendere il mezzo pubblico realmente competitivo e alternativo alle auto private e quindi al passo con la realtà europea. Investimenti che, oltre ad essere indirizzati verso una programmazione tesa a limitare il traffico privato nei centri urbani, siano volti anche a fare in modo che il mezzo pubblico sia molto più competitivo, meno inquinante, e più veloce.
Tutto questo si può riassumere dicendo che è necessario aumentare il numero e l´estensione delle corsie preferenziali, la cui percentuale rispetto alla rete totale è ancora troppo bassa, questa è, tra l´altro, una condizione fondamentale per aumentare la velocità media dei mezzi pubblici. Adeguare il trasporto pubblico ai livelli europei significa anche abbattere i costi e investire in automezzi a basso impatto inquinante. In Italia si investe ancora molto poco in bus cosiddetti ´verdi´, cioè alimentati ad energie alternative, e, per contro, ogni chilometro percorso dai mezzi pubblici costa in media più di 0,40 Euro di combustibile. Questo vuol dire che il costo del movimento dei mezzi pubblici resta molto elevato, e ciò si ripercuote inevitabilmente sull´utenza, a questo non corrisponde una adeguata velocità media, né un servizio che permetta di recuperare, a lungo termine, i costi traducendoli in benefici ambientali e in efficienza del servizio.

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