SERVIZI MINIMI E RETI STORICHE

La riforma del TPL ancora sembra ben lungi da aver raggiunto i suoi scopi. Uno degli elementi posti a base della stessa era la definizione dei cosiddetti "servizi minimi", per

La riforma del TPL ancora sembra ben lungi da aver raggiunto i suoi scopi. Uno degli elementi posti a base della stessa era la definizione dei cosiddetti "servizi minimi", per i quali si è preferito adottare il criterio di salvaguardare lo status quo ante, onde consentire una transizione "soft" nel passaggio tra finanziamenti statali (L'ex Fondo Nazionale Trasporti) e regionali. Tale criterio ha portato a "recepire" reti cresciute in maniera spesso caotica e disorganica, talora sotto la spinta di pressioni localistiche; il sistema dunque, nel suo complesso, continua ad apparire in molte realtà "arificiosamente" costoso. Si tratta di un fenomeno che va analizzato attentamente: a ben vedere L'espansione dei centri urbani seguì in passato quella delle direttrici di trasporto, rappresentate allora dai sistemi ad impianto fisso, fino a che il boom edilizio indusse una crescita vertiginosa e disorganizzata delle periferie; ciò portò ad abbandonare L'approccio precedente per uno che imponeva al trasporto pubblico di seguire in maniera più flessibile L'espandersi delle città: da qui la nascita di molte fra le attuali autolinee urbane che sono andate ad aggiungersi alle reti "storiche", appesantendo in numerose situazioni i bilanci di esercizio senza nel contempo consentire un incremento dei passeggeri trasportati e facendo dunque diminuire i coefficienti di esercizio complessivi. Di fronte alla necessità di razionalizzare la spesa pubbica le Amministrazioni Locali sono chiamate ora pesanti responsabilità: uno strumento efficace, da utilizzare evidentemente con attenzione, è quello di ridefinire i servizi minimi proprio a partire dalle "reti storiche" ossia, in ultima analisi, proprio da quelli che sono (o in molti casi erano) i sistemi di trasporto ad impianto fisso.per cortesia di www.cittaelettriche.it

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