Road pricing e nuova fiscalità la ricetta di Legambiente per ridurre traffico e smog
In Italia il traffico urbano costa ogni anno almeno 6,4 miliardi di euro, in pratica lo 0,6% del Pil.
Numeri in costante crescita che non hanno risentito affatto delle misure-tampone, infatti nella metà dei capoluoghi italiani si sono registrati valori di concentrazione delle polveri sottili superiori al limite consentito.
La soluzione? Legambiente ne propone una a due voci: pedaggi urbani (road pricing) e forme di tariffazione dell’accesso a determinate aree urbane o arterie, come sperimentato con successo nei paesi scandinavi e a Londra.
Le proposte sono tornate a far parlare di se ieri al Sep, salone delle ecotecnologie, di scena a PadovaFiere.
Il traffico urbano cresce e parallelamente "si assiste alla continua contrazione nell’uso e nell’offerta di trasporto pubblico, con 100 milioni di biglietti in meno ogni anno, una diminuzione dei dipendenti del 2,1% e di mezzi in dotazione dell’1,3%".
I numeri snocciolati da Legambiente mettono in evidenza come nelle città con più di 100mila abitanti il numero dei passeggeri è calato dal 22,7% al 22,2%, mentre la quota di spostamenti urbani in automobile è passata dal 78,9 all’ 81,9%.
"Questi dati – spiegano in associazione – si accompagnano ad un giudizio complessivo severo dato dagli utenti ad autobus e tram: da un 6,29 (su 10 punti di scala) del 2003 si passa al 6,04 del 2004, e scende sotto la sufficienza nel 2005 con 5,88".
A fronte di una forte crescita della domanda di mobilità (dai 120 milioni di spostamenti quotidiani del 2004 si passa ai 128 milioni del 2005) i km bus di servizio non sono cresciuti nell’ultimo anno e le corsie preferenziali sono solo il 7% della rete, causa di ritardi e di una velocità commerciale scesa nel 2005 sotto ai 20 km/h, contro una media europea di 25 km/h.
“Proprio nel momento in cui servirebbe più trasporto pubblico – ha detto Roberto Della Seta presidente nazionale Legambiente – veloce, frequente, comodo, questo diminuisce in termini di offerta ed allontana gli utenti anzichè conquistarne di nuovi”.
In una fase di scarsità di risorse pubbliche – secondo Legambiente – la leva tariffaria consentirebbe invece di disincentivare l’uso dell’auto privata in città e consentirebbe agli Enti Locali di disporre di risorse per il potenziamento del trasporto pubblico e per interventi di riduzione dell’inquinamento.
E’ giunto il momento – hanno spiegato ieri al Sep – che anche in Italia si sperimentino i pedaggi urbani (road pricing) e le forme di tariffazione dell’accesso a determinate aree urbane o arterie come fatto, con successo anche in termini di consenso, nel nord Europa.
A Londra ad esempio in due anni di road pricing il Comune ha guadagnato 74 milioni di euro, reinvestiti poi nel trasporto pubblico, che ora trasporta 2 milioni di passeggeri in più.
Col pedaggio urbano si raggiungono due tipi di obiettivi: quelli ambientali di lotta all’inquinamento, legati alla riduzione del traffico e al cambiamento degli stili di vita, portando gli utenti a selezionare gli spostamenti, ottimizzare L'uso dei veicoli, incentivando il car pooling e il car sharing. E contemporaneamente si incrementano le entrate della pubblica amministrazione per auto-finanziare interventi sul trasporto pubblico.
Riduzione dei trasferimenti dallo Stato, scarsità di investimenti mirati, sia nazionali che regionali, sono il secondo grande capitolo da affrontare – ha concluso Della Seta – "In Italia servono investimenti nelle infrastrutture del trasporto pubblico rinnovo del parco mezzi, aumento dei chilometri delle reti, integrazioni tariffarie ed intermodalità. Invece dal 1997 a oggi le risorse destinate al trasporto pubblico sono diminuite, calcolando l´inflazione, del 28%”.Manu Mich. – clickmobility.it