“Per averne Un'idea basterebbe mettere a confronto situazioni analoghe in Italia e in Gran Bretagna” spiega il segretario Aduc, Mastrantoni
I costi del servizio pubblico locale di trasporto in Italia potrebbero essere definiti un "buco nero".
A detta delL'Aduc, L' Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori, la definizione calza a pennello.
"Per averne un'idea basterebbe mettere a confronto situazioni analoghe in Italia e in Gran Bretagna – spiega Primo Mastrantoni, segretario Aduc -. Prendiamo ad esempio L'Ataf (Firenze) e la First Mainline (Sheffield). L'analogia si ferma alla popolazione servita, al numero degli addetti e alle condizioni di traffico perché "il costo totale di produzione dei servizi delL'Ataf e' pari a circa due volte quello di First Mainline mentre i ricavi commerciali delL'azienda di Sheffield sono superiori a quelli delL'azienda fiorentina in misura pari al 40%".
"La differenza dei costi e' da ricondursi sia ad una maggiore efficienza tecnica delL'azienda britannica -70mila km percorsi in media da ogni veicolo contro 40mila- che ad una piu' elevata efficienza del lavoro: a fronte degli oltre 31.000 km per addetto al movimento di First Mainline si ha un valore nelL'intorno di 20.000 per ATAF. Analoghi divari di produttivita' si riscontrano nelL'ambito delL'amministrazione e della manutenzione dei mezzi."
"Il motivo? – conclude il segretario – Sempre lo stesso: la mancata liberalizzazione. In Italia i servizi municipali (trasporti, elettricita', acque, rifiuti, ecc.) continuano ad essere in mano ai comuni che preferiscono fare appalti in-house, cioe' affidare la gestione della cosa pubblica ad aziende partecipate in maggioranza dai comuni stessi, di qui L'inefficienza del sistema. Ovviamente pagato dai cittadini".
M. M.. – clickmobility.it