I pendolari in Italia toccano quota 13 milioni, per l’80% la destinazione è fra comuni della stessa provincia di residenza

ROMA. IL QUOTIDIANO PURGATORIO DEI PENDOLARI ITALIANI: PIU' PENDOLARI, PIU' COSTI, MENO TRENO

ROMA. IL QUOTIDIANO PURGATORIO DEI PENDOLARI ITALIANI: PIU' PENDOLARI, PIU' COSTI, MENO TRENO

Oggi il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi e il direttore generale del Censis Giuseppe Roma presentano i risultati di un’indagine sul pendolarismoLo sviluppo dei servizi di trasporto collettivo non si è mostrato finora al passo con la crescita della domanda di collegamenti

Scenari e strategie sul fenomeno del pendolarismo oggi di scena a Palazzo Madama.
Il Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi e il direttore generale del Censis Giuseppe Roma presentano i risultati di un’indagine realizzata dal Censis sul pendolarismo.

Numeri, motivo degli spostamenti, orari, emergono netti dal documento di cui vi proponiamo una sintesi.

I pendolari italiani sono più di 13 milioni. Nel 1991 erano 8,7 milioni, nel 2001 oltre 9,6 milioni, quindi erano cresciuti quasi dell’1% all’anno, poi nel 2005 si erano assestati sugli 11 milioni fino a raggiungere quest’anno la cifra record di 13 milioni, pari al 22,2% della popolazione italiana. Gli spostamenti quotidiani per motivi di studio o lavoro fuori dal comune di residenza hanno conosciuto pertanto un fortissimo ciclo espansivo. Fra il 2001 e il 2007 l’incremento di pendolari studenti e lavoratori (soprattutto impiegati, operai e insegnanti) è stato del 35,8% corrispondente a 3,5 milioni di persone in più.
Si tratta di una crescita straordinaria connessa all’evoluzione socioeconomica del paese negli ultimi anni e, in particolare, per lo meno a tre aspetti che l’hanno caratterizzata:
a) l’aumento degli occupati, passati dai 21,6 milioni del 2001 ai quasi 23 milioni attuali, con la riduzione corrispettiva del tasso di disoccupazione dal 9,1% al 6,6%;
b) l’incremento degli studenti delle scuole secondarie di II grado e degli iscritti all’università, cresciuti dai 4,2 milioni del 2001 ad oltre 4,5 milioni; c) ma soprattutto i fenomeni di “diffusione abitativa” che hanno cambiato le concentrazioni urbane in molte aree del paese.

Oltre 5 milioni di acquirenti di case dal 2000 a oggi hanno determinato il più lungo e intenso boom del mercato immobiliare registrato in Italia. L’andamento dei prezzi delle case ha determinato indirettamente il trasferimento di ampie quote di popolazione e ciò ha prodotto: una progressiva erosione di residenti nelle grandi città (-4,8% tra il 1991 e il 2006); un netto aumento di residenti nei comuni della prima cintura (+9,3% tra il 1991 e il 2006); e, ancor più, della seconda corona urbana (+13,8%).
Il pendolarismo è, infatti, un fenomeno che si manifesta soprattutto a livello locale, con spostamenti in gran parte su percorsi di limitata estensione territoriale. Per quasi l’80% la destinazione è fra comuni della stessa provincia di residenza. Solo nel 4% dei casi si tratta di tragitti extraregionali. La distanza percorsa in media è di 24,2 km, e solo il 28% dei viaggiatori pendolari copre giornalmente tratte che superano i 25 km. Soltanto un terzo degli spostamenti dei pendolari richiede più di 45 minuti, e in media si impiegano 42,8 minuti per ciascun tragitto.

Come avvengono gli spostamenti? Si conferma il ruolo predominante dell’auto privata, usata dal 70,2% dei pendolari, soprattutto lavoratori (l’80,7% contro il 35,7% degli studenti). Il 5,9% ricorre invece a moto e motorini.
Il treno viene utilizzato dal 14,8% dei pendolari, cioè quasi 2 milioni di persone, per spostarsi in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi. La percentuale sale notevolmente tra gli studenti (32,7%) e scende al 9,3% tra i lavoratori.
All’ultimo posto gli autobus extraurbani e le corriere con una quota di mercato del 10,7% (28% per gli studenti, e 5,5% per i lavoratori).

La spesa mensile a carico dei pendolari è in media di 45,30 euro per gli utenti degli autobus extraurbani, di 49,20 euro per chi viaggia in treno,  e aumenta notevolmente per i pendolari automobilisti, che spendono 109,50 euro al mese solo per il carburante. Si può stimare il caso (peggiore) di un pendolare che usi l’automobile per spostarsi, percorrendo l’autostrada (con relativo pedaggio) e parcheggiando (in un’area a pagamento): può arrivare a sostenere un costo annuo di 2.265 euro, ossia circa il 10% di un reddito medio annuo. Una cifra pari a quattro volte la spesa sostenuta da chi usa il treno per spostarsi (in media 540 euro all’anno).
“Code e traffico congestionato” sono segnalati come i disagi più frequenti dal 35% degli automobilisti; il 18% indica i rallentamenti dovuti ai cantieri, il 7% le difficoltà di parcheggio.
Le lamentele riferite al treno si concentrano soprattutto sul fattore “tempo”: la partenza in ritardo del convoglio (32%) e l’arrivo a destinazione oltre l’orario previsto (31%).
In sintesi, il valore medio del ritardo è pari in media a 4,1 minuti per spostamento. Il tempo perso aumenta progressivamente se si passa dall’auto (3,4 minuti), ai mezzi pubblici (6,8 minuti), al trasporto ferroviario (7,7 minuti). Nel caso del treno il 24,7% dei viaggiatori pendolari denuncia un ritardo superiore a 10 minuti.
I giudizi espressi dai pendolari che usano il treno promuovono l’accessibilità e la funzionalità dell’infrastruttura ferroviaria (raggiungibilità della stazione, velocità di marcia, frequenza delle corse, sicurezza dei convogli). Per altri aspetti, come la tutela da molestie e furti, le informazioni sul servizio, i tempi di attesa, la puntualità, il costo di biglietti e abbonamenti, vengono segnalati “ampi margini di miglioramento”. Le criticità maggiori attengono tutte alla qualità del viaggio: l’affollamento delle carrozze, lo scarso comfort a bordo, l’inadeguata climatizzazione, la vetustà delle carrozze, la scarsa pulizia degli scompartimenti e dei servizi igienici, che ottengono tutti punteggi al di sotto della sufficienza.

Lo sviluppo dei servizi di trasporto collettivo non si è mostrato finora al passo con la crescita della domanda di collegamenti fluidi per arrivare a scuola, all’università, sul posto di lavoro. Nel 2005 Trenitalia ha trasportato 444 milioni di passeggeri sulle tratte locali e regionali: erano 435 milioni nel 2004, 430 milioni nel 2003, 423 milioni nel 2002, 412 milioni l’anno prima. A questi dati bisogna sommare i passeggeri che hanno viaggiato sulle altre ferrovie regionali concessionarie, anch’essi in continua crescita (243 milioni nel 2005). A tale impennata della domanda (+7,7% tra il 2001 e il 2005 i passeggeri trasportati da Trenitalia, +8,1% i passeggeri-km) non ha corrisposto un proporzionale aumento dell’offerta (+6,3% i treni-km e +5,2% i posti-km offerti da Trenitalia nello stesso periodo di tempo).Manu Mich. – clickmobility.it

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