Emergenza trasporto ferroviario locale

ROMA. TRENI PENDOLARI: "LA CRISI E' VICINA

ROMA. TRENI PENDOLARI: "LA CRISI E' VICINA

La radiografia degli investimenti delle Regioni per il trasporto ferroviario pendolare di Legambiente realizzata per Pendolaria 2008“Nessuna Regione arriva ad investire l’1% del proprio bilancio per i treni pendolari e anche dove i fondi vengono stanziati il divario con altre voci di spesa è abissale”

La Lombardia è la regione che spende di più per i pendolari, la Toscana, quella che investe meglio e che è riuscita nel tempo a migliorare il servizio. Il Piemonte e la Calabria non spendono praticamente nulla per la mobilità pendolare e nel resto d’Italia le risorse destinate al servizio sono del tutto insufficienti. A fronte di un aumento crescente della domanda di trasporto pendolare (+ 14,5% tra il 2001 e il 2007 dati Censis) lo Stato nel 2008 riduce le risorse dell’8,5% rispetto al 2007 e non raggiunge neanche la somma di 1.215 milioni di euro che stanziò nel 2000.

Senza interventi urgenti, insomma, la crisi del trasporto ferroviario locale è una certezza sempre più vicina, sottolineano in Legambiente presentando
l’indagine sugli investimenti  stanziati da Governo e Regioni per il trasporto ferroviario pendolare, realizzata nell’ambito di “Pendolaria” la campagna dell’associazione in favore della mobilità urbana su ferro.

“E’ evidente che siamo di fronte a una vera emergenza e a una assurda sottovalutazione politica di quelle che sono le reali priorità del Paese – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Il trasferimento dei fondi per il trasporto ferroviario locale alle Regioni è stata indubbiamente una scelta giusta che ha contribuito a chiarire i ruoli degli attori in gioco e soprattutto le implicazioni economiche delle scelte di programmazione, ma il vero problema sono le risorse messe a disposizione sia dallo Stato che dalle Regioni, assolutamente insufficienti a garantire un servizio di qualità”.

Per valutare la situazione Legambiente è andata a verificare i bilanci delle Regioni e i fondi destinati a questa voce, perché dal 2000 i governi regionali sono subentrati allo stato centrale nel ruolo di interlocutore con i gestori del servizio ferroviario. In pratica il denaro destinato con la Finanziaria al servizio ferroviario locale, viene trasferito alle Regioni che stipulano con le imprese ferroviarie operanti in concessione sul proprio territorio (la più grande è Trenitalia) i cosiddetti Contratti di Servizio dove sono definiti la quantità, i costi e gli standard di qualità dei servizi ferroviari erogati. Fanno eccezione le regioni a statuto speciale per le quali la gestione del trasporto ferroviario locale è rimasta in mano al governo centrale.

“Ebbene, nessuna Regione arriva ad investire l’1% del proprio bilancio per i treni pendolari e anche dove i fondi vengono stanziati il divario con altre voci di spesa, come quella per strade, autostrade e linee ferroviarie ad alta velocità, è abissale. Anche in Lombardia, dove i finanziamenti per la mobilità pendolare sono i più alti (0,62% del bilancio), la spesa pubblica prevista per realizzare nuove autostrade (3 miliardi di euro per 420 km tra Pedemontana, Brebemi, Tangenziale EstEsterna, Cremona-Mantova, Broni-Mortara, Tibre, Boffalora-Malpensa, Rho-Monza) è più del doppio dell’intero contratto nazionale con Trenitalia”.

A questo quadro dipinto dalle Regioni si aggiunge quello dello Stato che con l’ultima Finanziaria ha addirittura diminuito i trasferimenti previsti per il servizio ferroviario regionale di ben 438 milioni di euro rispetto all’anno scorso. Un taglio rilevante, che porta i finanziamenti al di sotto di quelli del 2000 e che potrebbe far sparire, secondo Trenitalia,  un treno ogni quattro del servizio regionale già dal prossimo Aprile. Alla faccia del “piano per 1000 nuovi treni per i pendolari entro il 2011” annunciato dal Governo a maggio 2007  e poi sparito dal DPEF.

“Dal 2000 ad oggi – aggiunge Cogliati Dezza – le Regioni che avevano voglia di scommettere sul futuro della ferrovia potevano farlo, avendo completa competenza sulla programmazione del servizio e sugli investimenti aggiuntivi per migliorare qualità e quantità dell’offerta ma sono davvero poche quelle che hanno fatto questa scelta”.

Tra queste la Toscana che ha migliorato il servizio lavorando su un orario dei principali collegamenti regionali cadenzato e coordinato (chiamato Memorario) in modo da potenziare le linee per Firenze da Livorno e Carrara. Risultato: dal 2000 al 2007 i passeggeri trasportati sono cresciuti da 165mila a 210mila.

“La necessità di avere più convogli – continua il presidente di Legambiente – è percepita come una vera priorità per chi ogni giorno prende il treno e si trova in convogli vecchi e sempre più affollati. Oltretutto l’affollamento dei treni sta diventando sempre più una ragione dei ritardi e un problema che vivono sulla propria pelle tutti i cittadini che cercano un alternativa alle auto per muoversi nelle città”.

Anche secondo i dati del Censis la mobilità pendolare nel nostro Paese (ovvero gli spostamenti giornalieri sistematici per motivi di studio o lavoro al di fuori del proprio Comune) è molto cresciuta passando da 8,7milioni di persone nel 1991, a 9,6 milioni del 2001 per arrivare a 13,1 milioni del 2007. Una quota minoritaria, a differenza degli altri Paesi europei, ma in costante crescita e che viaggia in auto proprio per la mancanza di investimenti per il trasporto pendolare. Coloro che si muovono in treno sono insomma “solo” 1,9milioni di persone, il 14,8%,  soprattutto concentrate nelle zone limitrofe alle città metropolitane: Milano e Roma in primo luogo, Torino, Genova, Bologna, il quadrilatero Veneto (Treviso, Padova, Vicenza, Mestre), Firenze, Napoli, e con minore intensità Bari, Reggio Calabria e Palermo. Ed è una domanda per spostamenti di breve distanza – 24,2 km lo spostamento medio –  e concentrati in alcune ore della giornata (dalle 6:00 alle 9:00 e dalle 17:00 alle 19:00).

“Legambiente con “Pendolaria” è impegnata a fare del trasporto pendolare una grande questione nazionale – aggiunge Cogliati Dezza – perché la risposta ai questi problemi deve diventare uno degli obiettivi strategici delle politiche nazionali. Recuperare i ritardi è possibile, invertire il rapporto tra mobilità pubblica e privata non è utopia, per questo abbiamo deciso di mobilitarci per dare voce a un alleanza di cittadini, associazioni, comitati che si battono per un interesse generale”.  Il prossimo appuntamento di Pendolaria è per domani a Milano dove svolgerà l’Assemblea nazionale dei pendolari. Un incontro per discutere con le parti interessate per far diventare la questione del trasporto ferroviario una priorità nazionale. M. Gio M. – clickmobility.it

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