Focus sulle infrastrutture: situazione italiana peggiorata sensibilmente negli ultimi 15 anni rispetto a Francia, Germania e Spagna

ROMA. RAPPORTO UNIONCAMERE: GLI ITALIANI NON RINUNCIANO L'AUTO

ROMA. RAPPORTO UNIONCAMERE: GLI ITALIANI NON RINUNCIANO L'AUTO

Nonostante il caro benzina l'uso dei mezzi pubblici è ancora poco diffuso e gli italiani non lasciano la vettura: i mezzi pubblici utilizzati da 1 italiano su 4

Nelle grandi città è appena un italiano su quattro a preferire metro e tram ed i mezzi privati sono preferiti dal oltre il 70% della popolazione romana o milanese.
I dati emergono dal Rapporto sulL'economia elaborate dal Centro Studi Unioncamere e dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne, che dedica un focus specifico sulle infrastrutture.

“Il nodo delle infrastrutture – ha detto il vice-presidente di Unioncamere Francesco Bettoni illustrando gli approfondimenti presentati a corredo del Rapporto – è al centro del rilancio del Paese. Nonostante le risorse investite siano state in linea con quelle dei principali paesi europei, negli ultimi 15 anni la nostra posizione è peggiorata sensibilmente rispetto a Francia, Germania e Spagna sia sul fronte stradale, sia dell’alta velocità e dello sviluppo dell’intermodalità. Ormai dobbiamo affrontare due “questioni” nazionali altrettanto gravi e distinte: al Sud come al Nord occorre dare spazio ad una visione di sistema per superare i localismi che hanno frenato in questi anni la modernizzazione infrastrutturale del Paese”.

Autostrade, treni, metropolitane. Siamo indietro.
Il confronto diretto con altre città europee su autostrade, treni, metropolitane dimostra come gli italiani restino attaccati al volante molto più di spagnoli o inglesi. Anche se alcuni dati mostrano come questo sia inevitabile.

A Madrid gli spostamenti con mezzi privati sono il 46% del totale: il 54% sceglie invece bus e metro. A Barcellona la situazione è un po’ più vicina all’Italia, ma non certo agli stessi livelli.
A Londra le auto sono utilizzate dal 66% della popolazione contro il 34% dei mezzi pubblici.

Anche guardando ad altre capitali come Vienna e Parigi, Milano e Roma sono comunque agli ultimi posti. Nella città lombarda gli spostamenti su metro e bus sono il 28% contro il 72% che sceglie la macchina o il motorino. Roma è anche la Capitale del mezzo privato: il 75,5% degli abitanti si sposta in auto e moto a capitale. Bus e metro coprono appena il 24,5%. Di contro va detto che la rete metropolitana di Roma non copre tutta la città.

Tutte le metropoli italiane, inoltre, scontano un grave deficit di reti sotterranee, considerando che i chilometri di binari a Roma sono appena 38 con due sole linee.

A Milano va meglio: 75 chilometri con tre linee. Ma a Barcellona i chilometri salgono a 105 e le linee sono nove, mentre a Parigi si arriva a 213 chilometri e 16 linee. Considerando tutto il territorio italiano, la rete complessiva di metro arriva a 230 chilometri. Madrid da sola ne conta 310, con 12 linee a disposizione dei cittadini, e Londra addirittura 408 chilometri, con 11 linee. La sproporzione è evidente anche nel numero di passeggeri trasportati: a Roma sono 750 mila al giorno, contro i 3 milioni di Londra e 1,7 milioni di Madrid.

L’analisi dell’indice della dotazione infrastrutturale mostra come il divario fra Centro-Nord e Sud si mantenga piuttosto marcato, anche se nel tempo si registra una minima ripresa dell’area meridionale del Paese. Se, infatti, nel 2000 la dotazione complessiva delle infrastrutture del Centro-Nord era dell’11,9% superiore rispetto alla media nazionale contro un -19,9% del Mezzogiorno, nel 2007 il Centro-Nord ha evidenziato un +11,5%, mentre il Mezzogiorno ha registrato un –19,6% rispetto alla media nazionale.

Questo sia pure modestissimo recupero deriva essenzialmente da quelle che possono essere considerate infrastrutture di tipo sociale. Nell’arco temporale considerato, il numero indice di questo tipo di infrastrutture scende infatti nel Centro-Nord da 114,3 a 112,4, mentre nel Mezzogiorno sale da 77,3 a 79,9. Di andamento opposto è invece la situazione delle infrastrutture economiche, con il Centro-Nord che sale da 110,8 a 111,1 e il Mezzogiorno che di converso scende da 81,3 a 80,7, soprattutto a causa di una diminuzione particolarmente rilevante delle strutture per le telecomunicazioni (che passano da 100 a 94,9) e, sia pure in tono minore, nella rete stradale (scese da 91,8 a 87,1).

In aumento invece la dotazione di tutte le altre infrastrutture economiche, ad eccezione dei porti (che rimangono comunque l’unica categoria in cui il Sud prevale anche soprattutto per la migliore collocazione geografica). Da questo punto di vista è particolarmente confortante il dato delle infrastrutture ferroviarie (da 84,7 ad 87,8), effetto molto probabilmente dovuto all’introduzione nel periodo considerato del collegamento ad Alta Velocità fra le stazioni di Roma Termini e Napoli Centrale.

Per quanto concerne le infrastrutture di tipo sociale si evidenzia il netto recupero delle strutture per l’istruzione oramai molto prossime alla parità con il Centro Nord (0,9 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale, contro i 7 dell’inizio del decennio) e qualche segnale di ripresa per quanto riguarda la sanità. Permane invece nettissimo il divario rispetto alle strutture culturali.

sintesi dei principali risultati

focus infrastruttureManu Mich. – clickmobility.it

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