La bozza di decreto sulle liberalizzazioni stabilisce che le imprese ferroviarie e le associazioni internazionali di imprese ferroviarie che operano in Italia possano non seguire le norme di settore, ma la scelta non trova d'accordo i sindacati, che sottolineano come l'accesso alla rete senza contratto sia la negazione della concorrenza
Nella bozza di decreto sulle liberalizzazioni, come già abbiamo avuto modo di rilevare i giorni scorsi, è prevista l'eliminazione dell'obbligo, per le imprese ferroviarie e per le associazioni internazionali di imprese ferroviarie che operano in Italia, di osservare i contratti collettivi nazionali di settore, anche con riferimento – salvo rispetto delle leggi vigenti – alle prescrizioni in materia di condizioni di lavoro del personale.
Una scelta che non trova d'accordo i sindacati, che sottolineano come l'accesso alla rete senza contratto sia la negazione della concorrenza.
"Nel decreto liberalizzazioni del Governo, la decisione condivisa di riportare ogni decisione sul paventato scorporo della rete ferroviaria RFI ad un’analisi precisa sull’effettiva fruibilità di libertà di accesso alla rete, da sola sicuramente non può bastare a regolare il mercato del trasporto ferroviario – afferma il segretario generale della Uiltrasporti Luigi Simeone -.
Appare evidente che nei prossimi mesi sarà determinante la qualità di relazione e di autonomia del gestore dell’infrastruttura e la capacità d’intervento della nascente Authority delle reti. Ciò non toglie che la mancanza di un CCNL di settore, che con le opportune specificità e le indispensabili caratterizzazioni anche aziendali possa regolare la gestione del lavoro, le condizioni di utilizzo del personale ed i livelli di sicurezza che ne derivano, rischia di giustificare le attuali condizioni di cannibalizzazione delle forme di lavoro abbondantemente diffuse soprattutto nel trasporto merci, e di quante altre se ne potranno determinare".
"Se la previsione di un CCNL uguale per tutti non era la soluzione, appare evidente che, senza alcun riferimento contrattuale da applicare, la situazione è peggiorata – rimarca Simeone -. In questo quadro, come già abbiamo avuto modo di condividere le affermazioni del sottosegretario Catricalà quando era a capo dell’ Antitrust, la strada maestra è il CCNL della mobilità in grado di offrire risposte omogenee ma distintive dei diversi sistemi di produzione, come già è avvenuto nel caso di NTV.
Il governo che ha voluto eliminare la norma di previsione del contratto di settore dovrà adesso adoperarsi per la definizione del CCNL della mobilità per evitare ogni desertificazione dei diritti che non potrebbe accompagnare e sostenere nessuna coerente concorrenza in un sistema liberalizzato.
Diversamente la strada sarà quello dello scontro sociale, di cui il Paese sicuramente non ha bisogno , ma che non potrà essere ascritto alla responsabilità degli operatori che non possono ulteriormente pagare per errori ed atteggiamenti che negano da quattro anni la definizione del CCNL che abbiamo ritenuto, inutilmente, prima che un diritto dei lavoratori, uno strumento indispensabile proprio per regolare il mercato".
Authority o super Ministero? E la sicurezza? Così si interroga la Fit Cisl.
"Dalla lettura degli ultimi testi dell'emanando decreto sulle "liberalizzazioni" appare una modifica che ci lascia molto perplessi e ci allarma: il cambio di natura della nascente "Autorità dei Trasporti" da autorità di vigilanza ad autorità di regolazione – sottolinea Giovanni Luciano segretario generale della Fit Cisl.
La Fit Cisl ha sempre auspicato e richiesto la prima. Questo perché le materie proprie di una autorità di regolazione sono tali e tante ed il testo dell'articolo 40 della bozza in esame lo conferma, da far prefigurare un super ente terzo con funzioni preminenti sulle istituzioni e sugli stessi enti locali. Ci permettiamo di porre l'accento su questa distinzione e di far riflettere tutti sul rischio di passare da un eccesso ad un altro concentrando in una sola sede poteri e competenze eccessivi".
"In questi giorni si parla molto di sicurezza nei trasporti per la ben nota tragedia – prosegue Luciano -. Non riusciamo a comprendere per quale motivo si ritenga giusto o vantaggioso per gli utenti scollegare "le condizioni di lavoro del personale in riferimento alle pattuizioni contrattuali con le 52 imprese ferroviarie che oggi hanno la licenza per l'esercizio dell'attività sui binari italiani.
Ricordiamo a tutti – conclude il segretario generale Fit Cisl – che la sicurezza nel trasporto ferroviario è un pilastro fondamentale che si basa anche sulle condizioni di lavoro del personale".
Per la Filt Cgil nel ferroviario serve riferimento chiaro a contratto settore.
“E’ impossibile immaginare una regolazione del processo di liberalizzazione del settore che non tenga conto, anche delle norme di impiego e retributive” sostiene il segretario generale della Filt Cgil, Franco Nasso sottolineando che “le regole del lavoro rappresentano un fattore determinante per una competizione trasparente nel trasporto ferroviario, un’attività a significativa intensità di manodopera, gran parte della quale particolarmente qualificata per garantire adeguati standard di sicurezza”.
Secondo il numero uno della Filt “la norma che fa riferimento ai contratti nelle ferrovie, introdotta lo scorso settembre, era di incerta esigibilità, tanto che fin da allora, il sindacato ha sollecitato, senza ottenere alcun riscontro, gli uffici legislativi dei Ministeri del Lavoro e dei Trasporti per verificare gli effettivi contenuti ed i possibili effetti.
Si tratta – sostiene Nasso – di una norma che va certamente modificata, introducendo un chiaro riferimento al contratto di settore quale elemento per la stessa qualificazione delle imprese ferroviarie e degli altri operatori autorizzati a svolgere attività sull’infrastruttura ferroviaria nazionale, sulle tratte ferroviarie diverse ma ad essa interconnesse, nella manovra e nella terminalizzazione di convogli ferroviari. Questo campo di applicazione – ricorda infine il segretario generale della Filt – è stato peraltro giustamente adottato quattro anni fa in occasione dell’istituzione in Italia, per effetto di direttive comunitarie, dell’agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, incaricata di un delicatissimo ruolo nel sistema”.