Cinquecento persone hanno partecipato ai lavori della due giorni emiliana

Reggio Emilia. Stati generali della Bicicletta: Italia pronta al cambiamento

Reggio Emilia. Stati generali della Bicicletta: Italia pronta al cambiamento

L’evento era organizzato in cinque aree tematiche, normativa, organizzazione della mobilità urbana, governance, cultura ed educazione alla mobilità sostenibile e reti ciclabili Obiettivo: produrre proposte sostenibili, innovative e intelligenti sulla mobilità urbana, a cominciare dalla bicicletta e dai servizi per promuoverne e svilupparne l’uso

“Il cambiamento nasce dal basso e dalle città, per questo bisogna lavorare per diffondere una cultura amministrativa che renda la mobilità ciclabile parte della programmazione degli enti locali”. Lo ha detto Graziano Delrio, presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, a conclusione del dibattito agli Stati generali della bicicletta e della mobilità nuova. Un evento nazionale promosso da Anci, Legambiente, Fiab e #salvaiciclisti con la collaborazione del Comune di Reggio Emilia e l’adesione della presidenza della Repubblica, per parlare di mobilità nuova, ciclabilità e qualità urbana, ma soprattutto per dar vita a cambiamenti concreti basati su impegni vincolanti per le amministrazioni.

Gli interventi introduttivi dei lavori, coordinati dall’assessore alla Mobilità del Comune di Reggio, Paolo Gandolfi, sono stati svolti dallo stesso Delrio, da Alberto Fiorillo di Legambiente, Paolo Bellino di #salvaiciclisti, Valerio Parigi consigliere nazionale di Fiab e Fabio Lopez Nunes esperto di mobilità sostenibile.

“L’alleanza tra associazioni e Comuni di cui questo evento è testimone costituisce una grande potenzialità da sfruttare per rendere il cambiamento ineluttabile – ha continuato Delrio – per questo occorre che chi si candida a governare il Paese, chiunque sia, prenda impegni precisi in materia di mobilità dolce”.

Agli Stati generali di Reggio hanno partecipato più di 500 persone, iscritte formalmente ai lavori, provenienti da tutta Italia e rappresentanti del ministero dell’Ambiente e dell’Organizzazione mondiale della sanità. Dopo l’esperienza positiva del 5 e 6 ottobre si sta già pensando a farlo diventare un appuntamento permanente con cadenza annuale.

L’evento era organizzato in cinque aree tematiche, normativa, organizzazione della mobilità urbana, governance, cultura ed educazione alla mobilità sostenibile e reti ciclabili.

Obiettivo condiviso: produrre proposte sostenibili, innovative e intelligenti sulla mobilità urbana, a cominciare dalla bicicletta e dai servizi per promuoverne e svilupparne l’uso.
Una forte motivazione, dunque, dimostrata dai numeri: un migliaio gli iscritti alla partecipazione ai gruppi di lavoro che sono riuniti nella giornata del 5 ottobre e nella mattinata del 6 ottobre, per poi trarre conclusioni e proposte. Persone, inoltre, che hanno raggiunto Reggio autonomamente e, come sottolineato negli interventi di inizio lavori, a proprie spese.

“Non si entra in Europa soltanto con i bilanci in ordine – ha detto a margine dell’incontro il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci Graziano Delrio – Vi si entra anche con i comportamenti europei. In Europa la mobilità ciclabile ha 5-6 volte più intensità rispetto a quella italiana, in Europa ci si muove con mezzi sostenibili per il 70% degli spostamenti. Siamo il fanalino di coda. Crediamo che proprio partendo dall’esperienza delle città, delle comunità locali, dove ci sono tante bellissime esperienze di promozione della ciclabilità, si possa far entrare l’Italia in Europa anche da questo punto di vista. E’ una cosa importantissima per l’ambiente, la qualità di vita delle città e anche per la velocità degli spostamento, perché la bicicletta è competitiva rispetto all’auto negli spostamenti cittadini”.

“Vi sono mezzi e tecnologie che permettono di utilizzare la bici in diverse condizioni, anche per i più anziani – ha proseguito Delrio – Cerchiamo di far avanzare la cultura della programmazione delle piste ciclabili, che possono mettere sempre più in sicurezza gli utenti, a cominciare dai più fragili. Troppe persone ancora subiscono incidenti e perdono la vita, in bicicletta. Purtroppo le assicurazioni non assicurano chi percorre in bicicletta il tragitto casa-lavoro, mentre assicurano se sei in auto. Anche su questo c’è molto da fare”.

“Dobbiamo cambiare la gerarchia della mobilità – ha aggiunto il presidente dell’Anci – Le auto sono preminenti nelle vie di grande scorrimento, ma dentro ai centri urbani la precedenza e la priorità deve essere data a pedoni e ciclisti. Le Zone 30 garantiscono qualità di via nei quartieri e credo sia la strada giusta, peraltro già imboccata da tante città europee”.
Al termine dei lavori sono emerse delle linee guida, poi raccolte in un libro di impegni per le amministrazioni di ogni livello. Tra i temi sul tavolo della discussione non poteva mancare la riduzione al limite dei 30 chilometri orari della velocità urbana, ma anche il rafforzamento degli investimenti sul trasporto pubblico e sulle infrastrutture minori e gli spazi a servizio di ciclisti e pedoni, passando per il dimezzamento della mortalità causata da incidenti in ambito urbano, e dalla creazione di una rete di slow cities impegnate a promuovere una nuova filosofia di mobilità nelle città e a continuare il confronto e lo scambio di idee e best practice, per finire con l’introduzione di corsi di mobilità ciclistica nelle scuole e il al ridisegno delle città mettendo al centro della pianificazione pedoni e ciclisti.

L’esigenza di mettere in campo politiche per una mobilità nuova, a partire dai contesti urbani, secondo gli organizzatori della due giorni reggiana è diventata inderogabile. E sono i dati a confermarlo. L’Italia è il Paese europeo con la più alta densità di automobili: 36 milioni di auto, il 17% dell’intero parco circolante in Europa, a fronte di una popolazione pari al 7% di quella del continente. Il traffico veicolare assorbe l’1% del Pil in inefficienza e il 2% se ne va per i costi dell’incidentalità, senza contare i costi in termini di vite umane e gravi infortuni. Anche in tema di trasporto pubblico siamo fanalino di coda in Europa. Il rapporto con fra trasporto pubblico e privato a Roma è 28 a 72. La proporzione è inversa nelle altre capitali del vecchio continente: a Londra è 50,1 a 49,9, a Parigi 63,6 contro 36,4, a Berlino 66 a 34, a Barcellona 67 contro 32.

Secondo quanto emerso dagli Stati generali, l’Italia sembra essere pronta per il cambiamento, e la richiesta arriva sempre più forte dagli utenti della strada.

“In questi due giorni di lavoro è emersa la dimostrazione che le forme di mobilità nuova sono una condizione imprescindibile per le città del futuro – ha spiegato Paolo Pinzuti di #salvaiciclisti – e per mobilità nuova intendiamo tutto ciò che non ha necessariamente a che fare con il mezzo privato a motore. Per noi la bicicletta è stata il cavallo di troia che ha permesso di parlare di queste nuove forme di mobilità, ma non può essere considerata uno strumento a se stante, anche la bicicletta deve essere integrata in un sistema che sia in grado di garantire forme nuove di mobilità all’interno delle città, considerando anche il trasporto pubblico e l’intermodalità”.

La sfida è stata raccolta dalle amministrazioni locali presenti. È di sabato, ad esempio, la notizia che il comune di Reggio Emilia ha approvato il dispositivo per l’estensione a tutta l’area urbana (ad esclusione delle arterie di grande scorrimento) del limite di 30 km orari: “Ora – conclude Pinzuti – diventa interessante capire se chi si candida a guidare il Paese nel prossimo futuro saprà cogliere questi temi e dare delle risposte concrete”.

Le proposte conclusive
http://www.comune.re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/DocumentI/A18041C822C6E649C1257A8F0056F8A6?opendocument
 

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