Ancora una volta l'assemblea dei soci ha rimandato il punto e la polveriera Amat è rimasta senza un presidente. Nessuno vuole guidare l'azienda con i conti rosso, che chiuderà il bilancio 2012 con una perdita di quasi 10 milioni di euro. Nessuno vuole accollarsi il peso di un debito che supera i 100 milioni. Nessuno vuole farlo per guadagnare poco più di 2 mila euro al mese
Palermo – Con i tagli ai corrispettivi dei manager, lo stipendio da numero uno dell'azienda del trasporto pubblico è precipitato a 34 mila euro lordi l'anno contro i 90.961 euro del 2008. Da settimane ormai il sindaco Leoluca Orlando cerca un professionista autorevole che voglia accettare la sfida di risanare un'azienda in crisi. Ma l'impresa si è rivelata tutt'altro che semplice: il prossimo appuntamento è il 20 maggio. «Il presidente per quella data ci sarà», sussurrano gli uomini vicini a Orlando. Il sindaco deve trovarlo a tutti i costi per evitare che l'Amat esploda: altre due settimane senza guida, nell'azienda che fa registrare temperature bollenti, potrebbero risultare troppe. Dopo le intimidazioni a due sindacalisti, che hanno trovato le ruote delle proprie auto tagliate, ieri il cda ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti di un sindacalista che nei giorni scorsi ha minacciato di morte un dirigente. Si tratta di un dipendente di una delle sigle sindacali contrarie alla riorganizzazione dell'officina, varata a marzo, riorganizzazione che ha di fatto depotenziato il turno notturno facendo cadere dalle tasche di una quindicina di lavoratori circa 300 euro netti al mese. L'amministrazione ha difeso la misura: «Riusciamo a mettere in strada 290 bus la giorno». Ma ieri Cobas e Ugl sono andati all'attacco mostrando i dati sul numero di vetture circolanti: ieri hanno lasciato la rimessa poco più di 220 autobus e ben 37 autisti sono rimasti con le mani in mano perché privi di un mezzo da guidare. «C'è poi da aggiungere – dice Orazio La Corte, Cobas e consigliere comunale di Idv – che 9 dei 220 mezzi che erano in strada sono rientrati dopo un'ora perché guasti. Non sopporto le bugie. Il vicesindaco Cesare La Piana, fautore di queste mistificazioni, si dimetta». «La Corte- lo gela La Piana – pensa che io sia ancora il presidente dell'Amat. È rimasto indietro di un bel po' di anni». L'azienda rivendica i numeri – 290 bus – e sospetta che dietro il crollo di mezzi degli ultimi giorni ci sia lo zampino del sindacalista che ha minacciato il dirigente: «Il cda – si legge in una nota – ha avviato una indagine interna per stabilire se vi sia una relazione fra la presenza del dipendente all'interno dell'officina e l'improvviso calo di produttività della stessa. Mentre infatti il numero di vetture circolanti si era attestato la scorsa settimana a 290, nel corso del week-end si è registrato un improvviso calo a 230». Ce n'è abbastanza perché il vento ritorni burrasca. Il clima in via Roccazzo è invivibile: nella spa che il Comune lascia ancora senza un presidente, nei giorni scorsi ci sono stati strani furti e sabotaggi. Dai tubi dei compressori tagliati alla sparizione dei mazzi di chiavi delle officine mobili (i mezzi che soccorrono i bus che si guastano per strada). E adesso anche il sospetto di un ammutinamento interno per diminuire la produttività.