Trasporti: mobilità in ripresa nel 2013, ma l’alternativa sostenibile resta indietro

Mobilità in ripresa nel 2013

Mobilità in ripresa nel 2013

Intervista a Carlo Carminucci, direttore ricerca di Isfort

“La mobilità nel 2013 ha inviato timidi segnali di ripresa, con una crescita degli spostamenti degli italiani del 2,8% sul dato del 2012. E’ un segnale incoraggiante che ha bisogno di conferme, ma a fronte di questo miglioramento si è registrata anche una graduale ritirata della mobilità sostenibile. Il trasporto pubblico, per esempio, ha perso circa l’1,9% dei passeggeri e sembra che le alternative di mobilità sostenibile non abbiano saputo approfittare della crisi per guadagnare quote sull’automobile”.   Carlo Carminucci, direttore del settore ricerca di Isfort – Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti, studia da anni le dinamiche dei trasporti in Italia e l’XI rapporto sulla mobilità in Italia è una buona occasione per fare il punto su un settore strategico del Bel Paese.   La crisi poteva diventare un’occasione di sviluppo per il trasporto pubblico locale e nazionale, ma non sembra che sia andata così. Come mai?   “Sicuramente hanno pesato dei deficit sul fronte dell’offerta. Dal 2009 al 2012 le risorse pubbliche destinate al comparto si sono ridotte del 12%, ossia di circa 800 milioni di euro. Se si considera che i ricavi delle società del settore provengono in media per il 70% da sussidi pubblici, si può intuire l’impatto dei tagli. In qualche caso le amministrazioni hanno saputo promuovere una maggiore efficienza, ma è stato spesso inevitabile ricorrere a un taglio dei servizi e rinunciare agli investimenti. Con il risultato di rendere ancora meno attraente il servizio di trasporto pubblico e di portare l’età media di tram e autobus attivi nelle nostre città a 10,7 anni, contro una media europea di circa 7 anni”.   La mobilità del Bel Paese sta comunque cambiando, quali sono le dinamiche principali che avete riscontrato?   “La mobilità degli italiani si sta adeguando. La dispersione urbana (lo sprawl) ha portato ampie fasce della popolazione verso le meno costose periferie e corone urbane. L’urbanizzazione selvaggia degli scorsi decenni non ha però previsto servizi e collegamenti adeguati per questi ampi territori costringendo in pratica un crescente numero di pendolari alla scelta dell’automobile. Allungandosi in media le tratte diventano sempre meno praticabili gli spostamenti a piedi o in bicicletta, anche se quest’ultima ha recuperato terreno nel 2013. L’auto rimane la regina italiana dei trasporti: copre da sola nel 2013 l’82,7% degli spostamenti motorizzati”.   Questo amore per le quattro ruote non è anche un po’ una caratteristica italiana?   “La preferenza per l’auto ha diverse motivazioni. Oltre alla citata debolezza dell’alternativa del trasporto pubblico (sia su gomma che su rotaia), c’è in effetti una propensione tutta italiana per il trasporto individuale, per la sua comodità. Ai trasporti pubblici viene spesso associata un’immagine di marginalità e su di essi hanno pesato anche la crescita delle tariffe (sebbene quelle italiane rimangano di gran lunga le più basse d’Europa), i problemi di affidabilità e velocità che le quattro ruote non hanno”.   Proprio nel mondo dell’automobile però si prospettano alternative nuove come il car sharing e l’auto elettrica. Cosa ne pensate?   Si tratta di fenomeni di dimensioni ancora ridotte in Italia, ma molto promettenti. Il car sharing, per esempio, è davvero una soluzione intermedia tra trasporto pubblico e privato: è individuale, ma non prevede il possesso dell’auto, inoltre è reperibile ovunque. Per quanto riguarda l’auto elettrica, io penso che sia davvero un paradigma rivoluzionario, capace di ridisegnare le nostre città e tutta l’industria dei trasporti. Se questo modello dovesse prevalere, i nuovi protagonisti non sarebbero più i costruttori di automobili, ma i distributori. Servono tuttavia enormi investimenti pubblici per superare i numerosi ostacoli che si presentano. Le tecnologie per l’auto elettrica difficilmente convergeranno prima di 10 o 15 anni verso uno standard che è assai difficile da prevedere oggi. Nel frattempo è giusto sottolineare, in tema di emissioni, il crescente successo di automobili ibride e l’ascesa del GPL che in Italia nel 2013 è stato l’unico carburante a registrare una crescita dei consumi, pur rappresentando ancora appena il 4,8% del totale”.

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