Quando, nel 1967, ad Amsterdam nacque il movimento Provo, fu costretto a chiudere dopo poco più di un anno, i "Provocatori" erano allora al culmine della loro notorietà: i vari "piani bianchi" avevano risvegliato interesse e simpatia in ogni strato della popolazione. I Provo passarono alla storia per il piano delle "biciclette bianche"
Reso pubblico il 25 luglio del 1965, con l'avvertenza: "Provocazione N. 5", quello dei "Provo" era un progetto che mirava a risolvere in maniera radicale, e nel contempo sociale, il problema dei trasporti urbani, e che, di riflesso, mettendo a disposizione di tutti i cittadini che ne avessero avuto bisogno, una bicicletta bianca, colpiva il concetto di proprietà privata in uno dei suoi capisaldi più idolatrati: l'auto; e, ancora, proponeva una soluzione al problema dell'inquinamento atmosferico (meno auto = meno gas di scappamento). All'epoca queste biciclette furono requisite e il movimento represso per questa e altre iniziative definite "provocatorie" dallo stesso movimento promotore. Oggi a Rovereto, in Trentino venti biciclette sono state messe a disposizione di chiunque voglia usarle per spostarsi all’interno dei confini comunali. Rovereto cerca così di avvicinare i cittadini alla mobilità sostenibile, scoprendo soluzioni alternative all’auto, più ecologiche ed economiche con un mini-bike-sharing gratuito.
Per usufruire del servizio non sono necessari né documenti, né tesserine né ticket: le bici si possono prendere gratis, senza limitazioni di tempo – per quanto sia raccomandato un uso ragionevole del mezzo – e possono essere usate in tutto il territorio comunale. Per evitare il rischio di furto, le bici sono dotate di dispositivi che permettono al comune di rintracciarle in caso di sparizione prolungata. Un’iniziativa nata per avvicinare i cittadini alla mobilità sostenibile facendo scoprire loro una soluzione alternativa all’auto, che – come mostra anche l’ultimo Rapporto sulla Mobilità Isfort – Asstra, disponibile nell’area riservata del sito TTS Italia (Libreria-Europe), continua ad essere il mezzo privilegiato per gli spostamenti urbani nelle cittadine di media dimensione. Di qui la scelta di non far pagare il servizio, e di non porre regole strette alle modalità d’uso, scommettendo sul buon senso dei cittadini.

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