Sono 13 gli indagati fra amministratori e funzionari del consorzio che si è aggiudicato i lavori. L'ipotasi di reato è truffa. Incalza e Improta i nomi di spicco.
Non c'è pace per la martoriata Linea C della metropolitana romana: la magistratura ha inserito nel registro degli indagati 13 fra amministratori pubblici e funzionari del consorzio che ha messo in cantiere i lavori. E quanto riportano oggi i principali quotidiani nazionali su una vicenda che ha assunto il profilo di esempio di mala gestione nella realizzazione di primarie e fondamentali opere pubbliche. L'ipotesi di reato su cui si muove la procura – si legge sulla stampa – è quella di truffa e si riferisce ad importi pari a 320 milioni pagati e riportati come frutto di un "accordo transattivo" dagli amministratori pubblici, a fronte della richiesta di circa 1,4 miliardi avanzati per le continue revisioni al progetto iniziale da parte delle aziende costruttrici senza che ne avessero titolo. Sotto la lente di ingrandimento le procedure che hanno portato alla richiesta e successivamente all'erogazione delle somme erogate. In particolare i magistrati vogliono capire se le continue variazioni in corso d'opera hanno seguito l'iter procedurale previsto e se gli amministratori si sono attenuti a quanto previsto dalla legge. Fra i nomi di spicco emersi dall'inchiesta risultano quello dell'ex dominus del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza e quello di Guido Improta, ex assessore ai Trasporti dell'era di Ignazio Marino e attuale segretario generale dell'Autorità di regolazione dei trasporti.
Come di rito, nelle prossime settimane si attendono gli sviluppi del caso.