Rapporto sulla mobilità

Milano: presentato il primo rapporto del Think tank ‘The Urban Mobility Council’

Milano: presentato il primo rapporto del Think tank ‘The Urban Mobility Council’

Presentato a Milano il primo Rapporto del think tank ‘The Urban Mobility Council’, promosso dal Gruppo Unipol. Il rapporto – realizzato con Isfort – Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti.

Milano ha ospitato ieri il convegno ‘Mobilità Urbana: Progettare la sicurezza’, patrocinato dal gruppo Unipol e organizzato da ‘The Urban Mobility Council’. Un appuntamento – hanno dichiarato gli organizzatori – che ha l’obiettivo di offrire annualmente al dibattito pubblico un qualificato strumento conoscitivo, capace di descrivere in modo esauriente le dinamiche e le innovazioni della mobilità dei cittadini, in particolare negli ambiti urbani.

Tra i dati rilevati dal rapporto realizzato da Isfort emerge come la domanda di mobilità continua a calare rispetto ai livelli pre-pandemici (-3% rispetto al 2023, -8,5% rispetto al 2019), complice l’invecchiamento della popolazione, che la mobilità urbana rappresenta circa il 70% degli spostamenti totali degli italiani e che l’auto privata resta il mezzo di gran lunga più usato (oltre il 50% di utilizzo per gli spostamenti nelle aree urbane sono effettuati con l’auto).

Note dolenti per il tpl: nonostante le difficoltà crescenti in merito alla circolazione e al parcheggio nei centri urbani, il trasporto pubblico copre meno dell’8% degli spostamenti, con significative disparità territoriali: al Nord si registra una sua maggiore diffusione, mentre nel Sud prevale un uso strutturale dell’auto. Il parco circolante è tra i più estesi in Europa (oltre 41 milioni di veicoli, 70 ogni 100 abitanti), ma anche tra i più vecchi: un’auto su quattro ha più di 20 anni. L’elettrico resta marginale (0,7% del totale circolante).

Nel corso del convegno è stato anche presentato un innovativo modello di intelligenza artificiale, a cura del Politecnico di Milano in collaborazione con UnipolTech, in grado di stimare il rischio stradale urbano analizzando direttamente le immagini della rete stradale, integrate da dati telematici sulle frenate brusche registrate a bordo veicolo attraverso i dispositivi telematici (black box). L’obiettivo è fornire alle amministrazioni strumenti predittivi affidabili per individuare le aree urbane più critiche e pianificare interventi mirati sulla sicurezza. L’algoritmo ha mostrato un’accuratezza superiore al 95% nel prevedere il rischio su zone escluse dalla fase di addestramento, grazie a un approccio di validazione spaziale.

Discussa infine anche una ricerca del MIT Senseable City Lab, in collaborazione con UnipolTech, che ha l’obiettivo di analizzare la relazione, a parità di limite di velocità, fra disegno della sede stradale e velocità media osservata nella strada. Lo studio è stato presentato oggi da Carlo Ratti, Direttore del MIT Senseable City Lab e Membro del Comitato di Indirizzo The Urban Mobility Council. La sola riduzione dei limiti di velocità – è emerso dalla ricerca – non è sufficiente per rallentare il traffico urbano, dimostrando che è il design fisico delle strade a influenzare il comportamento dei conducenti, molto più della semplice segnaletica. La configurazione delle strade, insomma, incide in modo decisivo sul comportamento dei conducenti. Ne emerge la necessità di affiancare alle politiche normative interventi concreti di design urbano, per rendere davvero efficaci ad esempio le zone a 30 km/h.

“Questo studio – ha dichiarato Ratti -conferma che cambiare il numero su un cartello non basta. Se vogliamo strade più sicure, dobbiamo progettarle in modo che inducano intuitivamente i conducenti a rallentare. Questo concetto è noto da tempo, ma solo oggi, grazie all’intelligenza artificiale, possiamo affrontarlo con strumenti quantitativi, fin dalla fase di progettazione”.

Left Menu Icon