Tpl: i sindacati scrivono a Regioni e Comuni per spiegare le ragioni degli scioperi degli autoferrotranvieri

Tpl: i sindacati scrivono a Regioni e Comuni per spiegare le ragioni degli scioperi degli autoferrotranvieri

La protesta, scrivono "è contro le associazioni datoriali, che hanno operato la disdetta contrattuale che regola la materia, e contro il governo, che con la legge finanziaria 2005 ha tagliato

La protesta, scrivono "è contro le associazioni datoriali, che hanno operato la disdetta contrattuale che regola la materia, e contro il governo, che con la legge finanziaria 2005 ha tagliato i trasferimenti delle risorse"

Tutte le ragioni della protesta, nero su bianco, hanno trovato spazio nella lettera scritta da Cgil, Cisl e Uil, con le rispettive categorie dei trasporti, ai presidenti delle regioni, ai sindaci dei comuni, ai rispettivi assessori ai trasporti e alla Conferenza delle regioni.

Una missiva per spiegare i perchè dei due ultimi scioperi – quello del 22 aprile e quello di oggi – a sostegno della vertenza per il riconoscimento del diritto ad essere retribuiti dal primo giorno di malattia con il 100% della paga normalmente percepita in una giornata lavorativa.

La protesta, scrivono i rappresentanti dei lavoratori, "è contro le associazioni datoriali, che hanno operato la disdetta contrattuale che regola la materia, e contro il governo, che con la legge finanziaria 2005 ha tagliato i trasferimenti delle risorse, taglio che supera di gran lunga il risparmio a favore delL'Inps dei 35 milioni di euro l’anno".

Cgil, Cisl, Uil, Filt, Fit e Uiltrasporti, spiegano che "le aziende si lamentano infatti che, dovendo sopportare L'onere, prima interamente a carico della previdenza pubblica, hanno un incremento di spesa non previsto. Le aziende alimentano un grave conflitto sociale nel trasporto pubblico locale, sebbene abbiano ricevuto dalla finanza pubblica la totale copertura dei costi del contratto di lavoro sottoscritto a novembre 2004".

Le associazioni datoriali Asstra e Anav, scrivono ancora i sindacati, "hanno dichiarato che dal primo giugno 2005, in seguito alla disdetta, corrisponderanno ai lavoratori delle aziende del trasporto pubblico locale, in caso di malattia, i soli trattamenti minimi delL'industria erogati dL'Inps, senza alcuna integrazione. <BR>Questo – proseguono – significa che i primi tre giorni sono totalmente privi di copertura. Dal quarto al ventesimo è corrisposto il 50% della retribuzione nazionale e aziendale comprensiva di tutte le voci fisse e variabili, calcolata sulla media del mese precedente, e dal 21/mo al 180/mo giorno il 66% della retribuzione come sopra".

Asstra e Anav, sottolineano i sindacati, affermano che "un lavoratore in malattia guadagna più di quando è in servizio e che vi è un uso distorto della malattia, che determina assenteismo, pertanto occorre ridurre i trattamenti economici". Secondo i sindacati invece "il trattamento economico di malattia è un diritto che deve essere garantito fin dal primo giorno" perché la malattia "non può mai essere equiparata L'assenteismo".

Un atteggiamento responsabile delle controparti, suggeriscono i sindacati, "consiglierebbe la revoca della disdetta unilaterale e il ripristino delle corrette relazioni sindacali". La questione malattia, avvertono i sindacati, "va chiusa prima che la situazione degeneri" e "dimostra ancora una volta come sia necessario dare stabilità al settore del trasporto locale attraverso la certezza del flusso delle risorse e la ripresa della discussione intorno al tema delle regole e della riforma del settore”.

M. M. – clickmobility.it
(20-05-2005)

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