Obiettivo dello studio è la promozione di una progettualità per la nuova rete dei trasporti e per le connessioni che questa ha con il sistema territoriale nel suo complessol'indagine condotta sulla base dei dati raccolti durante l'ultimo Censimento nell'ottobre 2001
Come cambia la mobilità nel parmense? Chi e quanti si spostano con i mezzi pubblici o con auto propria? Quali sono i centri più attrattivi?
A queste domande ha cercato risposte adeguate la Provincia che, sulla base dei dati della mobilità pendolare rilevata durante L'ultimo Censimento della Popolazione delL'ottobre 2001, ha realizzato un'analisi approfondita.
Con "Evoluzione della mobilità per studio e lavoro in provincia di Parma – Verso la città reticolare", presentato ieri in Provincia, sono emersi tutti i dettagli sulla mobilità.
Ogni giorno sul territorio della provincia si spostano circa 214.000 persone, 64.000 per raggiungere il luogo di studio e 150.000 quello di lavoro, prevalentemente negli stessi orari.
I mezzi più utilizzati sono l’auto e la moto, il cui impiego è notevolmente aumentato nel periodo 1991-2001 passando dal 54,6 al 65,2% (oltre 10 punti percentuali in più).
I mezzi pubblici sono utilizzati da oltre il 28% degli studenti ma da meno del 5% dei lavoratori.
Gli 'altri mezzi' di trasporto (bicicletta, a piedi o con altro mezzo) rappresentano il 23,4%.
Il maggior uso dell’auto potrebbe essere collegato all’aumento dei tempi di percorrenza rilevato nella fascia degli spostamenti che impiegano da 31 a 60 minuti, che riguardano circa 20.500 spostamenti.
Ed è proprio da questi primi numeri che è partita la riflessione della Provincia, impegnatasi nelL'elaborazione dello studio, ricco di dati, che analizza a fondo questi temi. L’obiettivo è di promuovere una progettualità per la nuova rete dei trasporti e per le connessioni che questa ha con il sistema territoriale nel suo complesso.
L’analisi riguarda principalmente il confronto tra i dati censuari del 1991 e del 2001, relativi agli spostamenti quotidiani per ragioni di studio e di lavoro. Si tratta, quindi, soltanto di una parte del totale degli spostamenti, tuttavia, sono i dati più analitici di cui si può disporre.
In effetti, solo nel corso dei Censimenti si ha una rilevazione sistematica e generalizzata della mobilità. Peraltro, questa tipologia di movimenti è tra quelle che più marcatamente denotano i rapporti di dipendenza/attrazione tra i comuni.
Nel sottotitolo è sintetizzata una delle considerazioni principali che sono emerse da questo lavoro: si rileva una sempre più forte integrazione di scambi all’interno di un’area molto vasta, che va dalla zona pedemontana (includendo anche alcuni comuni più a sud), fino al Po.
"Parma ha una forte preminenza, particolarmente accentuata nella nostra provincia rispetto ad altre – hanno spiegato durante la presentazione -, parallelamente si sta sviluppando sempre più un forte sistema di relazioni anche tra gli altri comuni, che danno appunto vita alla «città reticolare»".
Dall’analisi emergono quindi i comuni, o i gruppi di comuni, che attraggono movimenti e, viceversa, quelli da cui i residenti in prevalenza si spostano per andare a lavorare o studiare altrove.
Dallo studio emergono elementi dettagliati, vediamo i principali, come sottolineati ieri durante la presentazione.La provincia di Parma si caratterizza per l’elevato «peso» del capoluogo, il solo, tra i sei confrontati (Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Mantova e Cremona), a determinare oltre il 50% degli spostamenti. Questo numero è, tuttavia, decrescente tra il 1981 e il 2001, anche se con un modesto incremento degli spostamenti per ragioni di lavoro. La diminuzione degli spostamenti generati dai capoluoghi è una tendenza che si è riscontrata anche negli altri che sono stati analizzati, tranne Reggio Emilia.
Gli spostamenti tra il resto della Provincia e il comune di Parma sono passati, tra il 1991 e il 2001, dal 50% al 45% del totale degli spostamenti infraprovinciali. Al tempo stesso, è stata rilevata l’intensificazione dei rapporti tra gli altri comuni della provincia. In particolare emergono nove comuni con saldo positivo tra spostamenti in arrivo e in partenza, che, sia pure con modalità a volte notevolmente diverse, costituiscono una sorta di «gruppo di testa». Lo compongono Sala Baganza, Collecchio, Fontevivo, Fornovo, Solignano, Torrile, Langhirano, Fontanellato e San Secondo.
"Essi rappresentano, sia pure in forme diverse, gli ambienti più dinamici del nostro territorio: la pedemontana agro-industriale, con Langhirano, Sala Baganza e Collecchio; la bassa ovest, con la triade Fontevivo, Fontanellato e San Secondo; il nodo di Fornovo, cui si aggiunge Solignano, che sembra, però, in declino; la cintura nord del capoluogo, con Torrile".
Sempre sotto il profilo della dinamicità troviamo, subito dietro al «gruppo di testa», alcuni comuni che rappresentano per certi aspetti una «novità». Tra questi, Soragna, e in minor misura, Polesine, e Zibello.
"Quindi – spiegano in Provincia – se consideriamo questi ultimi 3 congiuntamente agli altri comuni della Bassa Ovest citati precedentemente, possiamo dire che tutto il quadrante nord-occidentale della provincia presenta elementi che possono far supporre una significativa evoluzione socio-economica e territoriale. Naturalmente, per poter affermare questo con certezza sarebbero necessarie specifiche analisi, tuttavia, già i segnali evidenziati nello studio – basato esclusivamente sugli spostamenti – appaiono significativi".
L’area di montagna e di collina interna conferma, in generale, la sua debolezza, anche se non mancano comuni relativamente forti, come Calestano e, con un dinamismo assai sostenuto come Varano. Oppure come Bedonia, Compiano e Borgotaro che manifestano segni di evoluzione interessante.
Relativamente all’analisi sui mezzi utilizzati negli spostamenti, il veicolo motorizzato di trasporto individuale (auto o moto) è quello di gran lunga più usato e il suo impiego è notevolmente aumentato nel periodo intercensuario, passando dal 54,59% al 65,16%, con un incremento di oltre 10 punti percentuali. In ogni caso questa percentuale in provincia di Parma è significativamente inferiore alla media regionale (70,6% nel 2001). È diminuito, conseguentemente l’uso dei mezzi pubblici, sia dell’autobus, passato dal 14% a meno del 10% del totale degli spostamenti, sia del treno, peraltro modestissimo, passato dal 2,72% all’1,69%.
Il trasporto pubblico, pur avendo subito una grave flessione, svolge ancora un ruolo importante negli spostamenti per ragioni di studio, per i quali copre, al 2001, oltre il 28% del fabbisogno (oltre il 38% nel 1991).
Anche gli «altri mezzi» di trasporto (in bicicletta, a piedi o con altro mezzo) sono diminuiti, passando dal 28,82% al 23,36%.
Questo maggior uso dell’auto potrebbe essere collegato all’aumento dei tempi di percorrenza rilevato nella fascia degli spostamenti – di sola andata – che impiegano da 31 a 60 minuti, a sua volta coerente con l’estensione della «città reticolare» di cui all’inizio.
Manu Mich. – clickmobility.it