Quattro le richieste inoltrate da Legambiente a  Governo, Regioni e Fs

FERROVIE. CONTROLLI SERRATI SUI TRENI DEL MATTINO: RISULTATI DESOLANTI SUL TRASPORTO LOCALE

FERROVIE. CONTROLLI SERRATI SUI TRENI DEL MATTINO: RISULTATI DESOLANTI SUL TRASPORTO LOCALE

La settimana di Pendolaria fotografa la realtà sui treni in arrivo tra le 8 e le 10 del mattino nelle stazioni di Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma e NapoliIl 53% dei convogli arriva con ritardo medio di 5,5 minuti. Record negativo a Milano, 94% e 9 minuti in più sulla tabella di marcia

I risultati di "Pendolaria" la dicono lunga sulle difficoltà delle ferrovie.
La campagna di Legambiente per difendere e sostenere il popolo che sceglie il treno compie in questi giorni un controllo serrato sui treni in arrivo tra le 8 e le 10 del mattino nelle stazioni di Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Il risultato è desolante e ben fotografa la situazione del trasporto locale in Italia: il 53% dei convogli arriva con un ritardo medio di 5,5 minuti e il record negativo è di Milano, con il 94% e 9 minuti in più sulla tabella di marcia.

“Sui treni pendolari viaggiano ogni giorno oltre 1 milione e mezzo di italiani, contro i 200 mila che salgono su Eurostar e Intercity,  ma il trasporto locale finora è stato la cenerentola, e i risultati li pagano ogni giorno i cittadini pendolari”  ha spiegato Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente, che ieri ha presentato L'iniziativa accanto al presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e all’amministratore delegato di Fs Mauro Moretti.

“Chi per andare al lavoro o a scuola usa il treno – ha aggiunto Della Seta – andrebbe trattato con i guanti e considerato un benemerito, perché il trasporto ferroviario è la forma di mobilità meno inquinante e meno costosa in termini energetici. Invece troppo spesso viene preso a schiaffi: noi vogliamo che questo cambi, e chiediamo alla politica nazionale, alle Regioni, ai nuovi vertici delle Fs di unirsi per dare all’Italia un trasporto pendolare degno di un grande Paese europeo”.

Ma a scatenare le ire degli italiani che ogni mattina salgono su un treno per andare al lavoro non ci sono solo i ritardi, c’è anche lo stato di degrado generale con cui sono obbligati a fare puntualmente i conti. Sporcizia, bagni inagibili, impianti rotti, sovraffollamento e la mancanza di manutenzione del materiale rotabile che, quando va bene, blocca i convogli sui binari tra una stazione e l’altra, quando va male, causa la soppressione della corsa, con buona pace di chi avrebbe dovuto timbrare il cartellino in ufficio qualche ora prima. E oltre alla beffa, il danno: quello economico che un’indagine di Altrocon- sumo ha calcolato sulla busta paga del pendolare è in media di 350 euro all’anno.

Il pendolarismo – fa rilevare Legambiente – è ormai diventato una questione nazionale, e come tale va affrontato. Ma le risorse destinate al trasporto locale sono ferme alle cifre del 2000: il totale dei contratti di servizio tra Trenitalia e le Regioni è di 1,4 mld di euro, la stessa cifra del 2000 (cioè in termini reali il 7% in meno) e molto meno del costo di una qualsiasi delle decine di nuove autostrade che si vogliono costruire nel nostro Paese.
"Deludenti sono anche i primi passi del Governo Prodi, che con il ministro Di Pietro ha preannunciato pochi giorni fa un programma di infrastrutture ritagliato sulla Legge Obiettivo, che ha destinato il 70% delle risorse al trasporto su strada".

“Il trasporto su ferro – ha sottolineato Della Seta – rappresenta la cura principale al mal di smog che affligge le grandi e medie città d’Italia, e uno strumento decisivo per combattere i mutamenti climatici. La nuova finanziaria ha previsto 300 milioni di euro in tre anni per rafforzare il trasporto pubblico locale: assolutamente troppo poco rispetto alle necessità, pochissimo rispetto ai 520 milioni che solo nel 2007 sono destinati a strade e autostrade. Occorre invertire la rotta e far diventare i nodi urbani la vera priorità nelle politiche nazionali dei trasporti, perché la qualità di un paese si misura anche sui servizi pubblici che offre ai suoi cittadini”.

La critica di Legambiente non è rivolta solo al Governo: le Regioni, che ogni inverno protestano con Trenitalia per la qualità del servizio, sono quelle che poi chiedono soldi solo per autostrade e collegamenti ferroviari ad Alta Velocità, mentre le Fs finora hanno investito soprattutto sull’alta velocità. Questa scelta sembrerebbe confermata dalle recenti dichiarazioni del nuovo presidente Fs Innocenzo Cipolletta, il quale ha calcolato in circa 6 miliardi di euro le risorse necessarie per soddisfare gli obiettivi di modernizzazione, così suddividendone la destinazione: 3,5 miliardi di euro per l’alta velocità, 1,4 miliardi per la rete convenzionale, 500 milioni di euro per le convenzioni, 700 milioni di euro per la ricapitalizzazione di Trenitalia.

Quattro le richieste a Governo, Regioni, Fs che Legambiente ha presentato:
1- Che gli investimenti nei nodi urbani siano una voce maggioritaria nelle politiche nazionali dei trasporti. L’agenda degli investimenti nazionali deve contenere le risorse per realizzare gli interventi di ammodernamento e messa in sicurezza delle linee urbane, di realizzazione di binari dedicati al trasporto regionale e metropolitano, di linee di aggiramento per le merci, di nuove stazioni per il trasporto locale.
2- Individuare uno specifico fondo nazionale per i servizi di trasporto pendolare. Per aumentare le risorse nell’ambito del contratto con Trenitalia e con gli altri gestori del servizio ferroviario in modo da permettere l’acquisto dei treni necessari per il potenziamento del servizio.
3- Definire una strategia di potenziamento del trasporto pubblico locale condivisa da parte di Regioni, Province e Comuni incentrata sul trasporto ferroviario come avviene in tutte le città europee. Per fissare risorse, priorità di investimento e qualità dei servizi per il cittadino utente. Un ruolo che deve avere al centro l’informazione e il dialogo con i pendolari e il monitoraggio continuo del servizio.
4- Istituire una carta dei diritti dei pendolari che fissi obiettivi di servizio, diritti dei cittadini utenti, condizioni minime di informazione, qualità, rimborso per disfunzioni che avvengano nelle diverse città metropolitane italiane.

“Il popolo dei vagoni – ha detto Rossella Muroni, responsabile Iniziative Associative di Legambiente – andrebbe premiato, non bistrattato com’è oggi. Il monitoraggio che abbiamo fatto in sette città sui ritardi dei treni conferma la gravità della situazione. Sabato (25 novembre) a Bologna terremo la prima assemblea pubblica dei pendolari italiani: a confrontarsi con loro ci sarà anche il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi.”.

Ieri alla presentazione è intervenuto anche il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati, che ha affrontato la situazione del trasporto pendolare nella Regione.
“Per risolvere definitivamente i problemi delle nostre ferrovie – ha detto Parlati – bisogna affrontare il nodo delle infrastrutture: servono investimenti per mettere più treni sui binari e per rinnovare quelli esistenti rendendoli più capienti, per restituire servizi nelle 80 stazioni che nel Lazio mancano di qualsiasi presidio, ma soprattutto per far saltare il tappo che rappresentano ancora oggi nella nostra regione i 386 chilometri di rotaie a binario unico, il 39% del totale. E poi va ripresa con vigore la cura del ferro avviata dieci anni fa, che ha portato la domanda di trasporto su treno a crescere del 160% nel solo Comune di Roma e del 90% sulle ferrovie regionali”.Manu Mich. – clickmobility.it

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