Il progetto articolato in 3 sottoprogetti: una mostra fotografica, lo studio-ricerca realizzato da Iulm, la piattaforma multimediale che si arricchirà di foto, filmati e suoniElio Catania: “Per vincere le piccole grandi paura delle gente”
Con la nascita di Migrart Atm guarda con interesse al tema delle diversità.
Un mondo di immagini, una zoomata scientifica per capire e conoscere il tema dell’integrazione: dai fenomeni di razzismo sino alla città multietnica che diventa una “città da costruire”. Infine uno spazio multimediale dove i colori e i volti firmati “Contrasto” e le storie e le analisi dell’Università Iulm sono la base di un dibattito aperto a tutti, con l’obiettivo finale di conoscere il “diverso” che è accanto a noi. Perché non sia più diverso.
“Con il progetto Migrart abbiamo voluto affrontare il tema della diversità, un tema importante per il presente e il futuro – ha spiegato il presidente e ad di Atm Elio Catania – che pone l’attenzione al sociale e alla vita della nostra città. È un tema profondo che analizza le piccole e grandi paure della gente, i problemi di integrazione, di conoscenza dell’altro e della tolleranza, con dedizione e attenzione alla vita delle persone. Siamo partiti dai nostri mezzi di trasporto dove un passeggero su quattro non è italiano e abbiamo tracciato una fotografia dei loro comportamenti usando le immagini come mezzo d’espressione”.
“Milano è ormai diventata una metropoli multietnica – ha detto Angelo Gianmario, sottosegretario alle Relazioni con la città di Milano della Regione Lombardia – qui vivono oltre 200 mila stranieri e la presenza di etnie e nazionalità diverse in soli sette anni è quasi triplicata. Regione Lombardia che ha sostenuto questo progetto, ha da tempo attivato iniziative che hanno l’obiettivo di favorire l’integrazione dei cittadini stranieri, dalla conoscenza della lingua italiana a servizi specifici per le famiglie”.
Testimonial di Migrart, la giornalista e presentatrice Camila Raznovich, cresciuta a Milano ma di madre argentina e padre russo.
“Ho vissuto in prima persona cosa vuol dire essere un italiano straniero a Milano fin da quando da piccola dovevo spiegare ai miei compagni di scuola come si scriveva il mio cognome. Non bisognerebbe parlare di tolleranza ma di conoscenza dell’altro, perché a Milano c’è posto per tutti e questa città deve tornare ad essere la capitale in Italia del pensiero moderno”.
Il progetto Migrart ha visto l’impegno di numerosi sponsor (tra cui Western Union, la Fondazione Corriere della Sera, l’Igp Decaux e la casa editrice Il Filo) è stato realizzato insieme alla Fondazione Iulm e all’agenzia Contrasto. È articolato in 3 sottoprogetti: una mostra fotografica presso lo spazio di via della Besana 12 a Milano, lo studio-ricerca realizzato da Iulm, la piattaforma multimediale www.migrart.it che da novembre si arricchirà di foto, filmati e suoni.
Una sintesi della ricerca Iulm scaricabile dal sito www.atm-mi.it e dal sito www.migrart.it: gli autoctoni, cioè i milanesi, hanno costruito tre categorie mentali nelle quali confinare coloro con i quali dividono lo spazio nei mezzi pubblici:
– “gli altri”: che risultano “praticamente invisibili e accettati”;
– “i diversi”: osservati con curiosità e “una certa tolleranza”, anche se di altre etnie o religioni riconoscibili da segni quali l’abbigliamento;
– “gli estranei”: italiani e non che “mettono in atto comportamenti disturbanti o devianti” e nei confronti dei quali l’intolleranza è ad un passo dal diventare razzismo, a tal punto che si desiderano interventi per allontanarli.
Ammesso che di razzismo si possa parlare, questo è un atteggiamento “border line” e trasversale all’etnia. Nei confronti degli “estranei” l’atteggiamento è comune e la diversità è di natura comportamentale. Gli stessi “non milanesi” prendono le distanze da questi soggetti e “rivendicano la loro appartenenza alle persone per bene”. Nei racconti che la ricerca Iulm, condotta dal professor Guido Di Fraia, ha estratto dai focus, gli incontri nel cosmo dei trasporti pubblici sono all’insegna del pluralismo, della tolleranza ma è ancora lontano il multiculturalismo nel senso di apertura verso il prossimo.
Il lavoro che ATM ha affidato allo Iulm ha prodotto anche una sottoanalisi semantica, una serie di tavole che riassumono e qualificano le percezioni degli intervistati. Lo straniero secondo l’italiano e nell’area “negativa” “un delinquente” e sono in molti a volerli “rimandare a casa”. Nell’area positiva, invece sono “onesti”, un po’ di più “gentili” e per la maggior parte degli intervistati “gran lavoratori”.
La grande sorpresa giunge dalla tavola che analizza la percezione che hanno gli stranieri degli stessi stranieri: nell’area negativa predomina l’aggettivo “pericolosi”, seguito da “disturbano”. In quella positiva ritorna “l’operosità” e una media “onestà”.
Ecco invece come “loro” definiscono i “noi italiani”. Nell’area negativa ci percepiscono “indaffarati” e in compenso “diffidenti”; ma più “tristi e maleducati”. Nell’asse positiva apprezzano la “cura dell’abbigliamento” e ancor di più il tempo e la concentrazione che dedichiamo “alla lettura”.Manu Mich. – clickmobility.it