I venti lavoratori che non sono rientrati nella cessione del ramo d'azienda pronti a "portare Tursi in Tribunale"

Genova. I dipendenti di AMI sul piede di guerra: la cessione del ramo d'azienda AMI/AMT "missione incompiuta

Genova. I dipendenti di AMI sul piede di guerra: la cessione del ramo d'azienda AMI/AMT "missione incompiuta

“Non siamo rientrati nella cessione pur non avendo nulla di diverso rispetto ai colleghi riassunti in AMT. È del tutto evidente come la cessione del ramo sia stata in realtà una cessione dell’intera azienda, attraverso la quale, a fronte della cessione di tutte le attività di AMI ad AMT, sono stati trasferiti tutti i lavoratori eccetto una “manciata”

I dipendenti di AMi sul piede di guerra.
La situazione degli ultimi 20 lavoratori di AMI, nata da una costola di AMT, resta senza soluzione.
"Non siamo rientrati nella cessione del ramo d'azienda pur non avendo nulla di diverso rispetto ai colleghi riassunti in AMT – sottolineano -. È del tutto evidente come la cessione del ramo sia stata in realtà una cessione dell’intera azienda, attraverso la quale, a fronte della cessione di tutte le attività di AMI ad AMT, sono stati trasferiti tutti i lavoratori eccetto una “manciata”.

Esasperati da 2 anni di liquidazione e "consci della spregiudicatezza e dell’iniquità della cessione del ramo d’azienda che li ha esclusi dal rientro in AMT" – come si legge nel comunicato diramato – sono oggi in procinto di fare causa per ottenere quello che è stato ingiustamente negato loro: il reintegro in AMT.

"In tema di trasporto pubblico locale e governo della mobilità, in questi ultimi anni l’amministrazione comunale ha varato una serie di “progetti” di cui non è facile comprendere la strategia animatrice – sostengono -.

"Nel dicembre 2004 avviene la scissione di AMT con la creazione di AMI: al di là degli enormi dubbi che permangono sull’operazione parte del personale di AMT viene trasferito, senza possibilità di scelta, nella nuova azienda – si legge nel comunicato -.

Negli anni 2005-2007 AMI, grazie all’impegno e alla professionalità dei suoi lavoratori, consegue risultati tangibili in termini economici ed organizzativi: efficientamento, attraverso la diminuzione di circa 100 addetti; decremento significativo del costo chilometrico di manutenzione; abbattimento del tasso di assenteismo; diminuzione strutturale del deficit di 6 milioni di euro rispetto al piano di scissione e di circa 4 milioni di euro rispetto al 2004 (a parità di condizioni iniziali).
Nonostante questi risultati, a febbraio 2008 l’attuale Giunta comunale avvia il processo di liquidazione di AMI.
Nel dicembre 2008 viene firmato, a superamento di un precedente protocollo d’intesa, un accordo tra Comune di Genova, AMT, AMI e Organizzazioni Sindacali, che indica come futuro di AMI la costituzione di una nuova società, nata dalla revoca della liquidazione di AMI, alla quale il Comune dovrebbe assegnare attività di pianificazione e controllo in materia di mobilità e trasporto. Questo nuovo accordo viene approvato dalla Giunta Comunale con Delibera n° 6/2009, la quale sancisce la costituzione della nuova società entro il 31/03/2009.
A marzo 2009 la liquidazione di AMI non viene revocata.
A luglio 2009 viene firmata la cessione di ramo di azienda da AMI ad AMT, contestualmente circa 350 dipendenti AMI vengono riassunti a titolo definitivo in AMT, in AMI in liquidazione restano 20 lavoratori".

"Il paradosso – prosegue il comunicato – è che i lavoratori di AMI in liquidazione hanno professionalità sicuramente utili ad AMT, come dimostra il fatto che buona parte di loro sono stati assunti da AMT prima della creazione di AMI, e che alcuni di loro sono tutt’oggi espressamente richiesti da AMT per sue specifiche necessità. Non solo: per ovviare al mancato ritorno di questi lavoratori, AMT è in alcuni casi costretta a pagare consulenti esterni, ovviamente gravando sul bilancio aziendale, quindi su quello del Comune di Genova e in ultima analisi sui contribuenti.
Ultimo aspetto contraddittorio: AMI sopravvive grazie al pagamento, da parte di AMT, dell’affitto degli impianti di risalita (ascensori, funicolari e filovia sono di proprietà di AMI), il cui importo annuo è superiore al costo dell’intero di personale di AMI. Se AMT riassumesse tutti i lavoratori di AMI e cessasse di pagare l’affitto degli impianti, ne guadagnerebbero tutti!".Manu Mich. – clickmobility.it

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