L'intervista di TTS ad Altero Matteoli, presidente della Commissione Lavori pubblici e comunicazioni di Palazzo Madama
Senatore Matteoli, il tema delle smart city sta interessando sia la politica che l’opinione pubblica. Sicuramente la “smart mobility” è un asse fondamentale per il loro sviluppo. Quali sono, secondo lei, le strategie più opportune per affrontare il rinnovamento tecnologico nel settore dei trasporti?
La crescente necessità avvertita dall’opinione pubblica, in particolare nell’ultimo decennio, su temi riguardanti la sostenibilità, la vivibilità e l’equità sociale nelle città, ha stimolato la politica comunitaria e quella nazionale a porre le basi normative per raggiungere l’obiettivo della trasformazione delle nostre città in smart city, ossia città tecnologiche ed interconnesse, attrattive, efficienti, aperte, collaborative, digitali. Volendo essere più sistematici possiamo rifarci alla definizione della Comunità Europea per la quale il grado di intelligenza di una città dovrebbe essere valutato secondo 6 assi: economia, mobilità, ambiente, persone, tenore di vita e governo. E’ evidentemente prioritaria – per la trasformazione delle nostre città in città intelligenti – la componente mobilità; secondo l’International Transport Forum, infatti, il numero di viaggiatori e la quantità delle merci al 2050, aumenterà di tre o quattro volte, con evidenti conseguenze negative – se non si interviene efficacemente – su tutti gli indicatori del sistema dei trasporti, tra cui: congestione, sicurezza, inquinamento, costi. Nel nostro Paese, il 70% degli spostamenti non supera i 10 km e il 50% avviene all’interno dei comuni e lì si verificano gran parte dei problemi di superamento delle soglie di qualità dell’aria. Inoltre, il 70% degli incidenti avviene in ambito urbano. Di fronte a tale scenario, occorre ripensare la mobilità, in modo da rispondere ai nuovi bisogni in maniera flessibile, efficace e sicura. L’obiettivo è di creare un modello urbano capace di migliorare la qualità della vita dei cittadini e che, rendendo più “facile” e veloce muoversi, liberi tempo ed energie da destinare alla crescita sociale degli individui e delle comunità. Il settore della mobilità costituisce quindi una componente strategica della “città intelligente” poiché la “Smart Mobility” rende la città accessibile, efficiente e sostenibile economicamente e ambientalmente. L’innovazione tecnologica nel settore dei trasporti può offrire diverse opportunità per l’attuazione di tale modello e, un cambiamento più incisivo, si può ottenere rendendo i cittadini sempre più “informati”, “connessi” e, conseguentemente, “soggetti attivi” nella mobilità. La tecnologia sta favorendo questa tendenza grazie all’ampia diffusione dei vari strumenti di connessione mobile e con applicazioni mobili personalizzate (le “app”); tra l’altro, la connessione semi-permanente permette di raccogliere informazioni sugli spostamenti in modo indiretto, capillare e poco costoso. Anche i “social network” stanno diventando il canale privilegiato dai viaggiatori per segnalare disagi, congestioni, incidenti; se integrati con le reti di monitoraggio, costituiscono peraltro una soluzione efficace al problema del reperimento dei dati dinamici. E’ necessario pertanto, da un lato, completare il quadro regolatorio necessario per favorire e governare il dispiegamento di tecnologie ed infrastrutture abilitanti, dall’altro incentivare la reale ed efficace attivazione di servizi “a rete” (trasporti a domanda, car e bike sharing, city logistics, etc.) finalmente efficaci soprattutto se realmente adeguati alle specifiche “vocazioni” delle diverse realtà urbane nelle quali andranno ad inserirsi. Oggi le tecnologie ITS sono mature e disponibili a basso costo e la loro utilizzazione su larga scala è oggetto di uno sforzo europeo imponente; il nostro Paese deve assecondare e fornire un rinnovato impulso allo sviluppo del settore. Siamo già partiti: il recepimento nell’ordinamento nazionale della normativa comunitaria in materia di ITS e il relativo piano d’azione nazione costituiscono la piattaforma regolatoria e programmatica sulla quale tutti gli attori dovranno muoversi. La strada è ancora lunga ma la direzione intrapresa è, a mio avviso, quella giusta.
L’Italia, pur avendo esperienze di eccellenza in questo campo, appare comunque un po’ in ritardo se confrontata al panorama internazionale. Secondo la sua esperienza da ministro delle infrastrutture e dei Trasporti e di parlamentare, quali sono le difficoltà che il mondo degli ITS (sistemi di trasporto intelligenti) ha incontrato?
E’ indubbio che il nostro Paese sconti alcuni ritardi in questo come in altri settori della vita civile, sociale ed economica; e ciò determina costi notevoli. Il costo della congestione urbana, ad esempio, è stimato intorno al 2-3% del PIL, di molto superiore alla media europea (il dato europeo è intorno all’1%); la velocità media nelle nostre città nelle ore di punta è dell’ordine dei 7-8 Km/ora, ed è in ulteriore diminuzione; i gas inquinanti continuano a superare le soglie di legge; l’incidentalità stradale è fortemente diminuita ma molto può e deve essere ancora fatto in questo ambito. Infine, nonostante siano presenti alcuni esempi di eccellenza nell’impiego urbano di sistemi ITS, la penetrazione globale dei sistemi intelligenti è ancora limitata essenzialmente in ragione di un assetto regolatorio ancora incerto e dalla carenza di programmi di ricerca e di azione troppo spesso frammentati, episodici e localizzati. D’altro canto, però, il nostro Paese vede un’alta penetrazione delle tecnologie ICT, in particolare delle comunicazioni mobili e sta investendo sulle reti a banda larga e sulla “digitalizzazione” dei servizi. Inoltre massicci finanziamenti pubblici dedicati negli anni scorsi al potenziamento del trasporto pubblico di massa e dei sistemi innovativi per il trasporto pubblico locale, stanno dotando tante nostre città di reti di trasporto pubblico efficienti, sicure, a basso inquinamento acustico e atmosferico.
In questo inizio di legislatura avete avviato una serie di consultazioni, che idea si è fatto della situazione? Quali saranno le scelte più importanti in materia di trasporti che intendete perseguire?
La riforma della legge sulla portualità, la 84/94, è un obiettivo importante. Così come lo sono i necessari interventi sul trasporto ferroviario universale e su quello utilizzato dai pendolari, due settori su cui si registrano ritardi che vanno recuperati.
L’Italia è in procinto di fare scelte molto importanti per lo sviluppo della tecnologia dei trasporti. Il Decreto Sviluppo bis (articolo 8) ha introdotto una serie di obblighi, attuati con il decreto interministeriale (Infrastrutture-Interno-Ricerca) pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 26 marzo scorso. In particolare, le norme spingono sulla raccolta delle informazioni sul traffico e la loro diffusione all’utenza, sull’informazione del trasporto merci (anche attraverso Uirnet) e quella dei porti. Crede sia la strada giusta? Ritiene che le misure siano sufficienti e possano essere realmente applicate?
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il Ministero dell’Interno e dell’Istruzione, ai fini del recepimento della citata direttiva 2010/40/Ue e nel rispetto di quanto dettato dall’art. 8 del Decreto Sviluppo bis, ha definito le linee d'indirizzo per la diffusione dei sistemi di trasporto intelligenti (ITS) in Italia. Il decreto – pubblicato in Gazzetta ufficiale il 26 marzo scorso – prevede, tra l’altro, l'istituzione di un Comitato di coordinamento delle iniziative in materia di ITS, denominato ComITS, cui spetterà il compito di esprimere parere vincolante, sui progetti che prevedono l'utilizzo di finanziamenti pubblici, in termini di compatibilità e coerenza con le iniziative e le linee nazionali e comunitarie. Personalmente ritengo che il decreto tracci la giusta via per contribuire al raggiungimento della “mobilità intelligente” nelle nostre città. Ritengo inoltre che le misure e le azioni dettate dal decreto possano e debbano essere realmente adottate, poiché il decreto prevede reali vantaggi alla partecipazione al sistema di “messa a fattor comune” di dati infrastrutturali e di traffico. Gli enti proprietari, i gestori e i concessionari delle infrastrutture, così come i fornitori di servizi a valore aggiunto, beneficeranno certamente di un contesto di azione chiaro e “regolato” e della creazione di una base comune di conoscenza ed informazioni del tutto coerente con le linee comunitarie dell’”open data”. E’ proprio lo spirito con il quale il Decreto Interministeriale che Lei ricorda ha istituito l’IPIT (indice pubblico delle infrastrutture e del traffico) e costruito le regole per garantirne l’affidabilità e l’aggiornamento.
TTS Italia ha presentato una proposta di Piano di azione ITS al MIT, da cui lo stesso MIT deve trarre il Piano ITS Nazionale. La versione finale sarà poi pubblicata e trasmessa a Bruxelles. Quali sono secondo lei le priorità da perseguire?
Sono a conoscenza del fatto che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha avanzato al Presidente del Consiglio la propria proposta di Piano ITS nazionale e ricordo che già alla fine del mio mandato come responsabile di quel Dicastero ho sempre visto con favore il continuo scambio di esperienze, competenze e “visione” tra le diverse associazioni di stakeholders e le strutture tecniche del Ministero. Non voglio anticipare i contenuti del Piano, ma sono certo che lo stesso non potrà che muoversi secondo linee coerenti con il perimetro regolatorio determinato dalla Direttiva comunitaria e dal Decreto interministeriale ITS e terrà in debito conto le proposte e gli spunti espressi dall’intero complesso dei portatori di interesse, in grossa parte rappresentati all’interno di TTS Italia.
Infine, nella sua vita da comune cittadino, quali tecnologie legate alla mobilità ha imparato ad apprezzare? E perché?
Senz'altro l'Alta velocità ferroviaria anche per la tecnologia impiegata nonché per i riflessi positivi che esercita sull'ambiente. E poi, ad esempio, il sistema tutor per il controllo della velocità sulle autostrade ed alcune strade che ha consentito di salvare migliaia di vite umane o, ancora, le famose talpe con cui si realizzano le gallerie che permettono di velocizzare moltissimo la loro realizzazione.