Legambiente, il pendolarismo su gomma ancora più sfortunato di quello su ferro

Legambiente, il pendolarismo su gomma ancora più sfortunato di quello su ferro

Oltre 1 milione di pendolari ogni giorno usa l’autobus per spostarsi tra le città e i paesi della Lombardia. Molti di questi passeggeri devono poi usare anche il treno per

Oltre 1 milione di pendolari ogni giorno usa l’autobus per spostarsi tra le città e i paesi della Lombardia. Molti di questi passeggeri devono poi usare anche il treno per completare lo spostamento che li porterà sul posto di lavoro o a scuola. Ma il viaggio fatto su gomma, pur essendo un tassello fondamentale del trasporto pubblico locale, non riesce quasi mai ad avere la stessa attenzione mediatica del treno.   E mentre sui pendolari dei bus cala il silenzio accade però che solo nel 2011 la Regione abbia tagliato 58 milioni di euro ai finanziamenti destinati agli autobus del trasporto pubblico locale.   Ci ha pensato Legambiente, nel mese che tradizionalmente l’associazione dedica ai pendolari di tutta Italia grazie alla campagna Pendolaria, a riaccendere i riflettori anche sui forzati degli autobus. E da uno studio effettuato dal cigno verde emerge che il 41 per cento degli intervistati non considera sufficiente la frequenza delle corse, che non sono coerenti con la reale domanda dei passeggeri,  e viene lamentata una generalizzata riduzione delle corse durante il weekend – proprio uno degli effetti dei tagli.   Sono questi alcuni dei dati che emergono dai questionari che Legambiente ha fatto compilare nelle stazioni e sugli autobus a oltre 100 pendolari negli orari di punta per i viaggiatori. Il 95 per cento degli intervistati ha un età tra i 14 e i 25 anni, il 47 per cento sono maschi e il 53 per cento femmine. Il 90 per cento delle risposte sono state date da studenti, il 9 per cento da lavoratori e solo l’1 per cento da chi viaggia per altri motivi. A riempire gli autobus nelle ore di punta sono prevalentemente gli studenti che per ragioni economiche o perché non hanno ancora raggiunto l’età per la patente non hanno accesso alla mobilità individuale. Per intercettare anche le altre categorie di persone e raggiungere l’importante obiettivo di abbassare i livelli di motorizzazione in Italia è urgente far crescere il servizio autolinee, facendolo uscire dal triste destino di trasporto pubblico di serie B.   Tra chi prende i mezzi pubblici, a prescindere dal motivo per cui si sposta, il 98 per cento usa l’autobus tutti i giorni esclusa la domenica e solo il 2 per cento lo utilizza 2 o 3 volte la settimana. Una volta arrivati in città dalla campagna, dalle valli o dalla periferia il 78 per cento prende un altro mezzo di trasporto (tram, bus, metro o altro) per raggiungere la destinazione finale. Complessivamente il campione interrogato dai volontari di Legambiente fa un viaggio di 43 minuti di cui 35 a bordo del bus che passa sotto casa.   Gli autobus lombardi percorrono complessivamente 127 milioni di km l’anno, per questo servizio vengono corrisposti 200 milioni l’anno, 400 milioni vanno invece ai servizi pubblici urbani e 450 per quelli ferroviari. Nella più ricca regione d’Italia circolano però autobus con una media di 9,2 anni di età mentre quella europea è di 7,7 anni (in Svezia 6,2). Inoltre siamo agli ultimi posti per gli investimenti sui mezzi e all’ultimo posto per velocità commerciale sulle strade.   “Questo segmento di servizi è strategico quanto quello ferroviario – dichiara Dario Balotta, responsabile Trasposti Legambiente Lombardia – basti pensare alla capillarità territoriale del servizio svolto su 950 linee e con 33mila corse giornaliere, mentre le direttrici ferroviarie lombarde sono 36 ed i treni che si muovono ogni giorno sono 2200. Treni e autobus sono ancora troppo distanti sia nella pianificazione dei servizi che nella loro integrazione. Bisogna rilanciare il trasporto pubblico e combattere cosi inquinamento dell’aria e congestione da traffico che rendono invivibili le nostre città, portando il TPL a livelli europei”.   L’appello di Legambiente è rivolto in particolare alla Regione che con una mano ha tagliato i fondi agli autobus e con l’altra ha aumentato di 13 milioni i contributi alla sua controllata Trenord: “Mentre i maggiori contributi corrisposti a Trenord servono più a coprire i costi di gestione che per offrire nuovi e migliori servizi, la riduzione di risorse alle autolinee ha prodotto tagli consistenti nei festivi, tagli il sabato e la cancellazione dei servizi serali. Dopo il matrimonio tra FS e FNM i costi di gestione sono schizzati in alto e i disagi, le soppressioni e i ritardi, sono aumentati. Anche per questo motivo la regione deve orientarsi più alle esigenze della domanda che non alle logiche della grande azienda che tende, con la sua inefficienza (si sono avute diseconomie di scala e non economie di scala), ad accaparrarsi tutte le risorse pubbliche. Ferro e gomma sono invece complementari per lo sviluppo del trasporto pubblico, con la crisi è aumentata la domanda di trasporto e la voglia di lasciare a casa l’auto ma il sistema non riesce ad intercettare l’enorme domanda che c’è e che per ora è costretta a ripiegare sull’auto privata”.

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