Tempi durissimi per il carsharing nella capitale economica del paese. Nei giorni scorsi Zity, azienda presente con oltre 650 veicoli, ha annunciato il ritiro dalla piazza milanese.
“Le circostanze del mercato e la sostenibilità a lungo termine del business nel suo formato attuale ci hanno portato a rivalutare la nostra operazione – ha fatto sapere l’azienda con un comunicato diffuso in queste ore -. A volte – chiude la nota – anche i progetti più appassionanti devono prendere nuove direzioni”.
L’addio di Zity si inserisce in quadro di crisi del servizio di carsharing a Milano, segnalato nelle scorse settimane anche da un altro operatore, Free2move, con la decisione di ridurre il numero di auto e oggi ufficializzato da Assosharing, l’associazione che riunisce gli operatori del settore.

Secondo Assosharing infatti  il servizio a Milano è diventato insostenibile: “ogni veicolo – ha fatto sapere l’associazione con un comunicato – genera
perdite superiori ai 400 euro al mese, un dato determinato dal canone comunale, oggi di gran lunga il più elevato tra le grandi città italiane, oltre che dagli elevati costi operativi».
La colpa dei conti in rosso, quindi, sarebbe da attribuire anche a Palazzo Marino, che secondo la sigla dovrebbe prendere esempio da Roma, Torino e Bologna azzerando o perlomeno alleggerendo i canoni che le aziende devono pagare per ciascun mezzo a noleggio messo in strada.
«Il ritiro di un operatore riduce la massa critica del servizio e indebolisce l’intero ecosistema della mobilità condivisa – denunciano ancora gli operatori – : meno veicoli disponibili significa meno possibilità di utilizzo e un probabile ritorno all’auto privata». Tra le richieste, infine, la possibilità di ampliare le aree di servizio.