Con un ritardo di oltre 45 giorni i 50 dipendenti si sono visti consegnare un acconto di 800 euro, riferiti a gennaio.
Il Cit fa i conti con I drastici tagli delle risorse regionali e provinciali di oltre 300 mila euro aggravano la crisi di Cit. Da un milione e 50 mila euro iniziali, il budget si è via via assottigliato in meno di cinque anni a 750 mila euro. E in un'area a domanda debole, come è il Novese, mettono a rischio l'occupazione. Per il Consorzio Intercomunale Trasporti la contribuzione pubblica rappresenta circa l'80% dei proventi del servizio e l'incidenza dei costi fissi, rappresentati in larga misura dai costi per il personale (che supera a sua volta l'80%,) crea squilibri insostenibili. Allo stato, una forte contrazione dei ricavi non può essere bilanciata da un'analoga diminuzione dei costi. L'originario contratto di servizio (ante – tagli, ndr) era già sostanzialmente incongruo, prevedendo, in favore del Cit, un corrispettivo chilometrico di 1,42 euro, contro un dato medio nazionale nell'ordine di 2,19 euro. Questo spiega perché i Comuni soci del Cit, devono tradizionalmente farsi carico di una parte non marginale dei costi sociali del trasporto pubblico extra-urbano e perché tale quota negli ultimi anni, sia inevitabilmente lievitata. Oggi il corrispettivo chilometrico riconosciuto al Cit è di 1,61 euro (contro il dato medio nazionale che supera i 4 euro) ed è inferiore ad altri Comuni centri zona, come Alessandria, Acqui e Ovada. Inoltre, i corrispettivi versati dal consorzio Scat (di cui fa parte il Cit), avvengono dopo 7 mesi dall'inizio dell'attività. Il Presidente Fontana ricorda che: «Il Cit avanza più crediti che debiti. Attendiamo ad esempio il pagamento di 400 mila euro per servizi svolti a cui se ne aggiungono altri 300 mila che deve ancora versare il Comune di Novi, per contribuzioni di anni passati, come pure la Regione dovrebbe ancora versare 200 mila euro per gli anni dal 2012 al 2015, Così siamo riusciti solo a concedere un acconto ai dipendenti». "La soluzione ai problemi per il Cit – ha concluso Fontana – sarebbe la partnership privata che, fallita il tentativo della prima gara, si potrà siglare cedendo la maggioranza delle azioni (almeno il 60%). Ma la scelta spetta ai politici che devono far presto per tutelare l'occupazione».