Decisione dell'Antitrust

Taxi: l’antitrust spezza le catene

Taxi: l’antitrust spezza le catene

 Dopo la segnalazione di Mytaxi l'Antitrust ha stabilito che i taxisti sono liberi professionisti e devono poter prestare il loro servizio a diverse società. 

Se i tassisti sono, come sono, liberi professionisti, devono poter prestare il loro servizio a diverse società. Le clausole di esclusiva contenute negli atti che disciplinano i rapporti tra i principali operatori di radiotaxi attivi a Roma e Milano e i tassisti aderenti, "nella misura in cui vincolano ciascun tassista a destinare tutta la propria capacità operativa, in termini di corse per turno, ad un singolo radiotaxi, costituiscono reti di intese verticali restrittive della concorrenza" e devono quindi cessare. Così l'Antitrust di Giuseppe Pitruzzella ha fatto un ulteriore passo avanti verso la liberalizzazione del servizio di trasporto pubblico, rompendo di fatto un cartello che vietava ai taxi driver di utilizzare applicazioni nuove come MyTaxi.    Nella pietrificata giungla dove vivono e lavorano i tassisti la decisione dell'Antitrust ha l'effetto di un ordigno nucleare: niente esclusiva dei radiotaxi, veri e propri dominus assoluti e incontrastati di un servizio essenziale per la mobilità.   Per la cronaca la decisione del Garante scaturisce da una denuncia di MyTaxi, società del gruppo Daimler che offre la possibilità di prenotare e pagare il taxi via app: soluzione invisa dalle principali sigle di radiotaxy , ancorate alla chiamata telefonica, che si sono viste bypassate da una "semplice" app. Come da copione sono stati annunciate ricorsi alla decisione dell'Antitrust.   La decisione tuttavia non scardina l'attuale sistema: MyTaxi utilizzerà solo tassisti con licenza e non inciderà sulle tariffe applicate.  

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