"Ladri di biciclette. Ieri, oggi. E domani?" la prima ricerca nazionale sul furto delle biciclette in Italia
Il furto delle biciclette è un fenomeno che Fiab e Confindustria stimano generi ogni anno un danno di 150 milioni di euro all’economia del Paese.
In evidenza l’importanza di denunciare i furti – oggi solo il 40% del totale – e la proposta della punzonatura del codice fiscale.
I dati sono stati raccolti da FIAB attraverso Comuni, Prefetture e Cittadini e saranno più ampiamente illustrati nel convegno
di giovedi 21 novembre – sempre a Milano, a 65 anni dalla prima del capolavoro di De Sica – all’interno del quale verranno tracciate le "linee guida" utili alla redazione di piani comunali sul contrasto al furto delle bici e per incentivare e facilitare la mobilità sostenibile dei cittadini. Ogni anno, nel nostro Paese, vengono rubate circa 320.000 biciclette dei quattro milioni di pezzi circolanti: per i ciclisti italiani la paura di essere derubati è seconda solo a quella di essere investiti. Per moltiplicare il numero dei ciclisti e per sostenere i progetti di mobilità sostenibile e tutela ambientale è indispensabile occuparsi seriamente anche dei ladri di biciclette. Lo sa bene FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta che, in occasione del 65° anniversario della prima proiezione del capolavoro di Vittorio De Sica “Ladri di Biciclette” (24 novembre 1948) promuove il 1° Convegno Nazionale sul Furto di Biciclette, il 21 novembre a Milano. Obiettivo dell’iniziativa Fiab è definire le “linee guida” per la redazione di piani comunali di contrasto al furto delle biciclettee metterle a disposizione degli amministratori attenti alla promozione della mobilità sostenibile e degli spostamenti su pedali. A differenza di quanto succede nella maggior parte degli altri paesi europei, in Italia non esistono dati sui furti di biciclette. Eppure il fenomeno ha pesanti ripercussioni anche sull’economia del nostro Paese e, secondo le stime di FIAB e Confindustria ANCMA, genera ogni anno un danno pari a 150 milioni di Euro, composto dai mancati introiti per l’industria nazionale della bicicletta, incluso l’indotto, e dalle transazioni in nero che sfuggono a ogni controllo d’imposta. A questo si aggiungono i danni legati alla sicurezza: chi ha subìto un furto è più incline, infatti, ad acquistare una bici a basso costo e di inferiori standard di sicurezza, spesso proveniente da mercati extraeuropei; oppure a rivolgersi al mercato dell’usato, talvolta di dubbia provenienza, concorrendo così al reato di ricettazione. Per sviluppare un piano articolato di contrasto al furto è necessario inquadrare il problema. Ecco perchè FIAB ha deciso di farsi promotrice di un’indagine che ha coinvolto prefetture, comuni capoluoghi di provincia e cittadini ciclisti. Il primo dato che emerge è che il fenomeno è in crescita. Inoltre, per quanto disomogenei in quanto riferiti ad aree geografiche diverse per tipologia, stili di vita, gestione della mobilità, i dati riferiti al 2012 parlano chiaro: solo il 40% dei furti viene denunciato. Risultati indagine sui prefetti Circa la metà dei prefetti ha risposto all’indagine FIAB, ma solo un terzo è in grado di reperire il dato relativo ai furti di Biciclette che, essendo un bene mobile non registrato, non viene censito separatamente dal Ministero degli Interni. Dai dati forniti risulta, in media, una denuncia ogni 406 abitanti, un numero certamente in difetto perché, in molti casi, non tiene conto delle denunce presentate alla polizia locale ma solo a polizia di stato e carabinieri. Se si osservano, poi, i dati delle singole città e regioni appare chiaro come nella nostra penisola ci sia una sostanziale diversità dell’uso della bici in zone e realtà molto diverse dal punto di vista morfologico e sociologico: si va da una denuncia ogni 90 abitanti a Bolzano a una ogni 232 in Veneto – la regione più a pedali d’Italia – e, ancora, a una ogni 180.000 abitanti a Reggio Calabria. Il numero di denunce è, di fatto, un indicatore di ciclabilità. Risultati questionari ai ciclisti FIAB ha intervistato oltre 4.000 cittadini-ciclisti attraverso un capillare impegno a livello volontario in tutto il territorio nazionale. 2.876 questionari riferiscono di un furto subito nel 2012, ma solo 1.190 di questi sono stati denunciati. Quindi il 60% dei ciclisti che ha subito un furto non ha esposto regolare denuncia. Se questa percentuale ha un valore, è evidente che il dato riferito dai prefetti deve essere raddoppiato, se non triplicato, con una media di un furto ogni 130/180 abitanti (secondo le aree). Milano è stata la città dove sono stati raccolti il maggior numero di questionari, dove 465 rispondenti hanno dichiarato di aver subito un furto nel 2012 ma solo il 21% lo ha denunciato. Poco ligi alla regolare denuncia anche a Bologna, forse l’unica grande città “ciclista”: su 240 questionari compilati, i furti subiti sono stati 275, più di una bici a testa, ma le denunce solo state solo il 27%. Nei capoluoghi dove muoversi su due ruote è un’abitudine diffusa e dove è presente un sistema di identificazione delle bici, l’indagine mostra un atteggiamento più responsabile dei cittadini: a Padova, ad esempio, il 68% ha esposto denuncia, mentre a Reggio Emilia si arriva addirittura a un 89% di furti denunciati. Emerge anche un altro dato: i furti di bici sono concentrati perlopiù nellearee urbane del nord e del centro nord, e quasi sempre ai danni di una piccola percentuale di ciclisti abituali: gli spostamenti in bicicletta riguardano,infatti, solo il 4% della popolazione a Milano fino a un massimo del 28-29% in città come Bolzano o Ferrara. La statistica sembra accanirsi su una minoranza virtuosa che dovrebbe, in realtà, essere messa al primo posto nei piani di sicurezza e sviluppo della mobilità sostenibile a livello locale e nazionale. L’indagine sui comuni capoluoghi di provincia Al questionario Fiab hanno risposto poco più del 20% delle Amministrazioni Comunali. Attraverso questo canale, FIAB ha messo a fuoco alcuni importanti aspetti come i dati aggiornati sulla partizione modale degli spostamenti quotidiani della popolazione, dato necessario per un raffronto fra dati sul furto relativi a città nelle quali è diversa la presenza di ciclisti. Tra i comuni che hanno risposto, solo il 10% vanta l’esistenza di piani o azioni di contrasto al furto; sui singoli interventi a favore della mobilità ciclistica, invece, il 90% dichiara di avere rastrelliere di qualità, il 50% parcheggi dedicati presso le stazioni mentre solo il 10% li prevede presso gli esercizi commerciali, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nei condomini. Benché la bici sia un ‘bene mobile non registrato’, alcune amministrazioni hanno già istituito un sistema di registrazione, con o senza il concorso di privati, per offrire agli operatori comunali e alle forze dell’ordine una traccia che consenta di risalire al proprietario di una bici ritrovata nonché per offrire uno strumento in grado di dimostrare la proprietà di una bici recuperata o sorpresa nelle mani di un ladro o di un ricettatore. Come procedere: la proposta Fiab per la punzonatura del codice fiscale Davanti a un quadro così articolato,FIAB sottolinea l’importanza di definire delle linee guida condivise e propone di arginare il proliferare di iniziative di censimento locali o private attraverso l’adozione, benché volontaria, di un sistema di punzonatura pubblico e univoco del parco bici circolante, come per altro avviene in molti altri paesi europei. Questo è possibile con la punzonatura del codice fiscale del proprietario sulla bicicletta, perché si tratta di un database già esistente nel nostro Paese e che offre numerosi vantaggi: identificazione immediata del proprietario e possibilità di restituire il bene mobile; gestione intelligente delle bici sequestrate, ora inevitabilmente ammassate dei magazzini comunali; disincentivazione al furto e al riciclaggio; incentivazione a denunciare il furto della bicicletta; facilità di abbinamento della bici al suo proprietario in qualunque luogo del nostro Paese. L’importanza della denuncia è tale, infatti, se esiste un “sistema” pronto a recepirla. Il ciclista denuncia il furto più facilmente se sa che ci sono effettive possibilità di identificare la sua bici una volta ritrovata. Certo, la punzonatura delle bici non risolve, da sola, il fenomeno del furto, ma rappresenta un importante tassello nelle azioni di contrasto, insieme a infrastrutture adeguate, a sistemi per custodire le bici in sicurezza e a programmi di informazioni sui comportamenti da adottare per rendere difficile la vita ai ladri.