Lo studio, promosso da ANFIA, fotografa il comparto: mezzi obsoleti, investimenti insufficienti, sforzi di ricerca e innovazione vani Il volume si prefigge un duplice obiettivo: fotografare in maniera esaustiva il comparto, e svolgere un ruolo proattivo nei confronti dei decisori
Italia Cenerentola europea del bus.
L'allarme arriva da ANFIA – Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica – che oggi a Bus&bus business, il salone internazionale del trasporto in bus, presenta il "Libro bianco delL'autobus in Italia"
“Lo sviluppo del trasporto pubblico locale (TPL) è un tema prioritario, soprattutto alla luce dell’importanza strategica che esso riveste dal punto di vista industriale, occupazionale, della mobilità e della qualità dell’ambiente – spiega Enrico Vassallo, presidente Gruppo Autobus di ANFIA -.
Occorre attuare, pertanto, una reale politica del trasporto pubblico che preveda al proprio interno interventi per il rinnovo del parco degli autobus, che coprono quasi l’80% della domanda di trasporto pubblico. L’obiettivo strategico è quello di allinearsi allo standard europeo – adeguato per volumi, moderno ed efficiente, con anzianità media di 7 anni – e di mantenere tale livello di eccellenza nel prossimo futuro. Questo comporterebbe l’immissione sul mercato, entro il 2014, di circa 26.000 nuovi autobus, con un impegno economico di circa 800 milioni di euro”.
Il messaggio è chiaro ed è con questo che Anfia proporrà il volume.
Il Libro bianco, realizzato da ANFIA con il supporto tecnico-scientifico di C.S.S.T. (Centro Studi sui Sistemi di Trasporto) e la collaborazione di ASSTRA e ANAV (le due associazioni degli operatori di settore), si prefigge un duplice obiettivo: da un lato fotografare in maniera esaustiva il comparto, da un altro svolgere un ruolo proattivo nei confronti dei decisori, affinché in Italia si definisca una reale politica di sostegno finanziario al rinnovo del parco autobus, intervento ormai diventato indifferibile.
Un aspetto particolarmente preoccupante è rappresentato dai veicoli Euro 0 che, su scala nazionale, sono ancora la categoria a maggior rilevanza relativa, pari al 32% del totale, sino ad arrivare a rappresentare il 53% dei mezzi di trasporto in servizio nelle Isole (dati 2005). Il parco di veicoli Euro 0 ed Euro I risulta responsabile per quote di emissioni inquinanti, pari a 67,9% in zone extraurbane e a 76% in aree urbane rispetto al totale delle emissioni prodotte dal TPL. Le emissioni di CO2 prodotte da flotte vecchie si attestano, invece, su 48% in aree urbane e su 45,3% in zone extraurbane.
Ma entriamo nel merito degli elementi proposti dalla pubblicazione…
Un’ipotesi di rinnovamento della flotta che consentisse di eliminare Euro 0 ed Euro I, sostituendoli con egual numero di Euro IV, permetterebbe, a parità di percorrenza realizzata, di ridurre le emissioni inquinanti di CO2 e di PM in maniera significativa. Una simulazione di flotte urbane con percorrenze standard (50.000 km/anno) dimostra, infatti, abbattimenti elevati delle emissioni: un autobus di nuova generazione EEV, rispetto a uno Euro 0, emette -76% di CO, -85% di HC, -87% di NOx e -98% di PM. Questi dati derivano dal confronto teorico tra i limiti degli inquinanti all’omologazione; in esercizio, i veicoli più vecchi, dopo anni di funzionamento, producono emissioni molto più elevate, per cui un raffronto reale stimolerebbe ancora di più una politica di rinnovo.
Ciò significa che un autobus di fine anni ottanta inquina quanto 17 autobus di ultima generazione EEV ad alimentazione diesel o metano, comportando anche maggiori costi di manutenzione (si stima che fra l’attuale parco obsoleto e un allineamento agli standard europei ci sia una differenza nei costi di manutenzione di almeno 60 milioni di euro all’anno).
La gravità della situazione emerge con ancora maggior chiarezza se si analizza il peso degli autobus che hanno raggiunto, o addirittura superato, i 15 anni di attività: a livello nazionale, gli autobus di questa categoria rappresentano, infatti, oltre ¼ della flotta complessiva, quota che scende al 23% circa se calcolata in rapporto al monte autobus in servizio urbano e sale al 31% circa se riferita agli autobus in servizio extraurbano.
Ci troviamo di fronte a una grave emergenza: la riduzione di spesa pubblica destinata al trasporto urbano di circa il 40% dal 2006 al 2008 ha comportato una contrazione complessiva di risorse di 120,6 milioni di euro cui si aggiunge il problema dell’anzianità del parco circolante italiano: oggi, nel nostro Paese, l’età media dei mezzi pubblici è di 10,1 anni – dopo aver raggiunto un massimo di 12,1 anni nel 1999 – ed è ancora molto lontana dagli standard dei principali Paesi Europei.
Il rinnovo ha, quindi, importanti risvolti economici positivi per le aziende di trasporto, e di conseguenza per la collettività, consentendo valide efficienze gestionali: minori costi per manutenzione e per consumi dei carburanti, riduzione del numero di giorni di fermi tecnici dei mezzi più obsoleti, che incidono sulla efficienza complessiva del servizio e sui bilanci aziendali, nonché sulla sicurezza del trasporto e sul contenimento delle emissioni.
Solo un deciso rinnovamento del parco può generare abbattimenti progressivi nei livelli delle emissioni. Per tale ragione, la politiche governative in tema di trasporti e di ambiente devono considerare attentamente i risultati che possono essere conseguiti dal TPL nelle grandi aree urbane e indirizzarne una corretta evoluzione. Purtroppo gli sforzi di ricerca e innovazione dei costruttori sono sovente frustrati, quando le gare di acquisto non premiano veicoli già disponibili e già in linea con i futuri inseverimenti delle direttive UE per l’abbattimento degli inquinanti.
“La sfida che noi tutti siamo oggi chiamati a fronteggiare è rappresentata dalla mobilità che, come è evidente, va affrontata con un approccio integrato nel quale tutti gli attori devono fare la propria parte – ha continuato Enrico Vassallo -. La priorità sulle quali è necessario riflettere sono le politiche di finanziamento, il supporto ai veicoli verdi e gli strumenti innovativi di gestione del traffico urbano. Sembra quindi naturale attendersi una politica di sostegno da parte dello Stato al rinnovo del parco, manovra necessaria per le aziende di trasporto e per il rilancio del sistema economico. L’incentivo per lo sviluppo non può ridursi, pertanto, ai 75 milioni di euro una tantum previsti dalla finanziaria 2008”.
Chi è ANFIA –
Con 250 imprese associate, che esprimono un fatturato di 50 miliardi di euro e 120.000 dipendenti, ANFIA – Associazione Nazionale Filiera Industrie Automobilistiche – è una delle maggiori associazioni di categoria aderenti a Confindustria.
L’Associazione ha l’obiettivo di rappresentare gli interessi delle industrie associate nei confronti delle istituzioni pubbliche e private, nazionali e internazionali e di provvedere allo studio e alla risoluzione delle problematiche tecniche, economiche, fiscali, legislative, statistiche e di qualità del comparto automotive. ANFIA si compone di 9 Gruppi merceologici, ciascuno coordinato da un presidente e guidato da un comitato direttivo: costruttori, autovetture sportive e speciali, carrozzieri autovetture, autobus, carrozzieri veicoli industriali, componenti, produttori camper, pneumatici, rimorchi.Manu Mich. – clickmobility.it