Brescia, Legambiente: “Troppe auto, poco Tpl”

Brescia, Legambiente: “Troppe auto, poco Tpl”

«La tendenza nella provincia di Brescia è chiara ed in contrasto con analoghe province europee dove la lotta all’inquinamento provocato dalle automobili è più risoluta»

Secondo Silvano Pazanini, di Legambiente Franciacorta, e Dario Balotta, del circolo Legambiente Basso Sebino, la provincia di Brescia non si impegna abbastanza nella riduzione dell’inquinamento atmosferico derivato dal trasporto privato. Una riflessione che parte dai dati dell’Aci, secondo cui le vetture circolanti in provincia sono cresciute da 604.605 del 1995 a 751.080 (quasi 150 mila in più ) del 2011. La città di Brescia invece è passata da 129.027 automobili del 1995 a 122.220 del 2011, quindi 6.807 veicoli in meno.   «Questo + il segno chiaro che i trasporti pubblici extraurbani lasciano a desiderare e non intercettano minimamente la nuova domanda di mobilità sul territorio. Fatto salvo gli studenti e qualche lavoratore pendolare i servizi delle autolinee sono tutti policentrici verso Brescia. Ma le esigenze sono anche altre. Eppure la provincia spende quasi 30 milioni di euro l’anno e offre, attraverso le autolinee Saia, Sia, Fnme e Apam, 20 milioni di km/autobus l’anno, esclusi i servizi del capoluogo che fanno, purtroppo storia a se mancando una efficace integrazione città-provincia».
Sul perché di questa situazione un’idea Legambiente se l’è fatta. «L’ultima volta che la provincia ha disegnato la rete dei servizi è stato nel 2005 con un contratto di servizio settennale più volte prorogato ed ora rinviato alla fine del 2014, come peraltro in quasi ogni altra provincia lombarda. Si va avanti con una vecchia fotografia della mobilità sul territorio. Ma in questi quasi 10 anni le cose sono cambiate, molti bresciani  si sono trovati casa in provincia, l’urbanizzazione caotica della Franciacorta  lo dimostra. I poli scolastici provinciali e cittadini hanno mutato le loro caratteristiche e specialità, sono nati nuovi ed importanti poli sanitari come,  sempre per restare in Franciacorta, quelli di Ome e Gussago. Molte fabbriche bresciane hanno chiuso i battenti e la rete commerciale e distributiva ha cambiato faccia. Ma tutti i servizi sono ancora policentrici, concepiti dall’hinterland a Brescia e viceversa. Così  le nuove necessità di mobilità è quella di spostarsi da hinterland ad hinterland dove però non c’è nessun servizio pubblico. L’esempio della Franciacorta è esemplare, Gussago, Paderno, Passirano, Castegnato, Camignone e Ome dovrebbero essere servite da  una circolare della Franciacorta, ma invece non esiste nessun serivizio»,  dicono Parzanini e Balotta. La logica, poi, sarebbe del tutto ”bresciacentrica”, e così si pendono tanti soldi pubblici  ma la gente si muove solo in automobile. «Senza un programma di servizi basato sulle nuove esigenze di trasporti, cosa ci stanno a fare gli enti pubblici in questo caso la Provincia con i suoi uffici dei trasporti?   La recente legge regionale di riordino del trasporto locale ad un anno dalla sua approvazione, approvata all’unanimità non sta dando alcun risultato. Le agenzie di mobilità di bacino (doppione degli uffici provinciali e comunali) sono ferme, le gare per l’affidamento dei servizi e per introdurre alcuni elementi di concorrenza nel settore (inefficiente) sono ancora lontane. Quanto bisognerà aspettare ? Lanciamo un appello ai Comuni interessati affinché valutino la nostra proposta e sviluppino la necessaria pressione affinché la provincia avvii un efficace riordino delle autolinee sul territorio».

Left Menu Icon